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Istituto Superiore di Studi Medievali "Cecco d'Ascoli"

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Lecturae Francisci, a cura di Andrea Anselmi

Cecho asculano

Francesco Stabili, meglio noto come Cecco d'Ascoli (al quale emblematicamente è intitolato il Liceo Classico di Ascoli Piceno) nacque nel 1269 da una famiglia di notabili (la data del 1257 trova consensi minoritari) ad Ancarano, nella diocesi di Ascoli, secondo gli appunti di Angelo Colocci sul Cod. Vat. lat. 4831.

Gli elementi biografici ulteriormente riferiti dal Colocci indicano l'austerità del temperamento di Cecco, la sua attitudine agli studi specialmente scientifici, culminanti nell'insegnamento all'università di Bologna, dopo le dubbie presenze a Salerno per gli studi di medicina e a Parigi.

Nello Studium di Bologna, per il commento alla Sphaera del Sacrobosco, nel 1324 l'inquisitore Lamberto di Cingoli inflisse a Cecco la sospensione dall'insegnamento specialmente per le proposizioni sulla cognitio futurorum.

Trasferitosi poi a Firenze alla corte del duca Carlo di Calabria, dove svolgeva le funzioni di medico e astronomo, incontrando per il suo insegnamento le opposizioni di Dino del Garbo e degli ambienti francescani, Cecco, accusato da Francesco d'Accursio, come è noto, fu processato e condannato al rogo, che ebbe luogo il 16 settembre 1327.

Malgrado le difformi valutazioni che per secoli sono seguite sul processo e la condanna indubbiamente non imparziali e per qualche aspetto di carattere persecutorio, non si può negare che Cecco d'Ascoli espresse tesi ispirate , specialmente nel commento alla Sphaera, a un evidente determinismo astrologico.

Le opere latine dello Stabili, quasi sempre connesse al suo insegnamento bolognese sono:

L'opera fondamentale in volgare è, come è noto, L'Acerba: Alberto Cettoli


Dal libro "CECCO D'ASCOLI" di Gabriele Rosa - Edizioni Eldono Gabrielli

Il sapiente Libri nella Storia delle scienze matematiche in Italia disse seriamente che L'Acerba di Cecco d'Ascoli è l'opera scientifica più notevole del secolo XIV, ch'egli ebbe sapere profondo, e che la fama non ne ragguaglia l'ingegno.

La plus remarquable de tous les ouvrages scientifiques de XIV siecle. Homme d'un profound savoir, et dont le talent est fort audessus de la reputation.

(Histoire des Sciences mathematiques en Italie. Paris 1838. Vol. 2. p. 191.

Lo Stabili era ingegno positivo inclinato più alla scienza che all'arte, ed avea viva sete di vero sapere, con ardore scrutava i secreti della natura, …………

Tu sé'l grande ascolan che il mondo allumi (Petrarca)

Vera è la controversia tra Dante e Cecco circa la fatalità, od il libero arbitrio, per la quale anche ebbero corrispondenza scritta, giacché nell'Acerba si legge Rescrissi a Dante.

Il nome di lui nella posterità diventò ……….. segno di libertà di pensiero.
 
 

Dagli ATTI DEL I CONVEGNO DI STUDI SU CECCO D'ASCOLI
Ascoli Piceno, Palazzo dei Congressi, 23-24 novembre 1969

All'interpretazione, legata all'idea di progresso della scienza laica, non manca una coloritura anticlericale, fatto notoriamente frequente in quest'epoca, della vicenda di Cecco, che a tale coloritura esemplarmente si prestava: su tale linea il Castelli delinea la situazione centrale della vicenda nel fatto che indubbiamente i Guelfi ed i frati ordirono a poco a poco una congiura ai danni di Cecco.

(v. La vita e le opere di Cecco d'Ascoli di Giuseppe Castelli, Bologna 1892)

Tutti accorrevano a gara per ascoltarlo, tanto che a Firenze era divenuto proverbiale dire di uno che corresse: ad Cecco d'Ascoli se ne va.

Cecco d'Ascoli: ispido e scontroso al primo incontro, ma in fondo allegro, piacevole e buon amico.

Nelle ultime righe sembra il Colocci voglia dire che gli ascolani sono un popolo irrequieto ed insofferente di tirannia ed anche Cecco aveva per natura questo carattere; gli ascolani non si assoggettano a nessuno ed esprimono i loro giudizi senza rispetto per alcuno.

(v. la lettera di Battista Casali al Colocci dell'8 luglio 1523 nel Cod, Vat. lat. 4105, c. 195).

L'idea balenata e subito scartata dal nostro Paoletti circa una origine amandolese degli Stabili, non trova, dunque, conferma nei documenti ascolani. E' vero che gli Stabili ricevettero in enfiteusi alcune terre del Monastero di S. Anastasio di Amandola e perciò potrebbe anche darsi che fossero vassalli di detto monastero; ………

(v. Il più antico documento autentico su Cecco d'Ascoli di Vincenzo Paoletti, Accademia dei Lincei 1906)

Attraverso i documenti di Archivio noi vediamo che nella famiglia Stabili si esercitava il notariato per tradizione, e lo stesso Cecco fu notaro; infatti nei documenti bolognesi che si conoscono egli è spesso chiamato "Ser Cicco de Esculo"; apparteneva al ceto nobile, era di famiglia ricca, vassalla di un potente monastero e godeva tutti i privilegi che derivavano da questo stato di vassallaggio; ………

Infatti, come conciliare il preciso ricordo di fatti e avvenimenti ascolani, di certe condizioni e movimenti dei venti, quelle sue considerazioni astronomiche riguardanti l'ascolano, così precise nella descrizione, se egli aveva abbandonato Ascoli fin da ragazzo? Come conciliare l'evidenza dei fatti con la presunta data di nascita fissata nel 1269. Tutto diventa più chiaro e certo se si dà credito alla tradizione locale che vuole Cecco condannato da vecchio, e si accetta la data assegnata da Candido Augusto Vecchi nel 1257. Allora tutto prende consistenza.

(Nota de "La Cerqua Sacra" : Cecco d'Ascoli, nel 1297, sicuramente si trovava sui Monti Sibillini e precisamente a S. Leonardo di Montefortino)

Quasi una sintesi di quanto allora si narrava intorno al sotterraneo paradiso del Venusberg umbro-piceno. Vien fatto di sospettare che Cecco, mentre scrive, nonostante le parole di biasimo nei confronti dei negromanti, volga l'occhio della fantasia in alto, verso la corona maliziosamente simbolica dello stesso monte, intravisto appunto o considerato da una tradizione lontana nel tempo quale immagine della Magna Mater o Cibele, la dea frigia rappresentata con in capo una corona di torri. E par di cogliere una conferma di quanto veniamo osservando in quella spiccata simpatia per la gente dei monti grave e raccolta nello stesso solenne silenzio delle vette superbe.

L'acqua del Bagno di capo di Vallazza di Ussita.

L'inquieto ascolano (Cecco d'Ascoli) doveva essere indubbiamente attratto sul luogo dall'esistenza di una testimonianza di culti remotissimi, il Bagno della Regina o vasca rituale sacra a Cupra e a Cibele, a Venere e alla Sibilla, un particolare obbligato in queste stesse pratiche cultuali, presente anche a Cupramarittima ed in altre località marchigiane, nonché in tutte le leggende del Venusberg appenninico.

Il negromante di Norcia, il Sabino, è tuo fedele e degno servitore. ………………………..

Grandi sono le forze della montagna: Lassù opera la natura con libera, smisurata potenza. La stupidità dei chierici ci vede dentro la magia e lo condanna.

(Il Goethe definisce "der Nehromant von Norcia" lo Stabili)

Secondo Palamidessi Cecco d'Ascoli fu travolto dal movimento che portò alla distruzione dei Templari. Nei Templari infatti confluirono i Fedeli d'Amore ai quali Cecco sarebbe appartenuto.
 
 

Dal libro "IO DIFENDO" di Bruno Cassinelli
"Corbaccio" dall'Oglio, editore - Milano 5/10/1951

Di tutte le fonti che Maestro Cecco cita a sostegno del suo commento alla Sfera del Sacrobosco o ai Principi Astrologici dell'Alcabizio, l'accusa non ne ha controllata una; sì che in Cecco verrebbero condannati, ad esempio, Platone e Socrate, Aristotile e Plinio, Eliano e Alberto Magno, filosofi permessi dalla nostra civiltà cristiana. Questo è assurdo e ingiusto per Cecco e per voi che dovete giudicare onestamente e onorevolmente.

Ricordiamo l'Acerba, quel poema che voi avete in animo di far bruciare sul rogo.

Ascoltate frate:

"Che speso ho il tempo di mia poca vita

in acquistarmi scienzia e onore

ed inseguire altrui con l'alma unita.

Non per ricchezza fra li buoni ho loco

non val ricchezza a povertà di core.

E poco vale a chi conosce poco".

Non sono versi da nulla, questi, e vi balenano grandezza di cuore e di mente, e non il demoniaco dispregio per il bene di cui voi accusate.

Sopra i motivi del processo stesso, io vi mostro ciò che in Maestro Cecco voi non vedete: il genio stesso della poesia, il profondo sospiro canoro della razza nostra, intento a render tutto armonioso, tutto bello. Un genio della poesia troppo tuffato in professorali elementi di speculativa ricerca scientifica, ma, comunque, traboccante e grande. Voi volete, Accursio, che il poema dell'Ascolano muoia, così come fosse di carne votata al sacrilego abbraccio, assieme , del demonio e del rogo ….

Ma se Cecco è fatto di sangue, la sua poesia è spirito; i fogli bruciano e si contorcono, ma la bellezza, anche se contraffatta, è immortale. E di Cecco io difendo non solamente la purità e la scienza, ma ciò che voi non sentite: difendo gli uomini che avrebbero potuto e non riuscirono a vincere; difendo le forze originarie che non riuscirono a solidificarsi e a mostrarsi pienamente. Voi non capite? Io vi parlo con la lingua e e l'anima di Cecco, un linguaggio da postero.

Vi parlo il linguaggio degli Uomini che furono impediti dalle leggi e dall'epoca - dalla intensità del loro stesso spirito - ad essere umanamente completi.

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Non per voi Cecco ha scoccato i suoi versi:

Pur in parole è l'ira dei matti

ma quella delli savi è nelli fatti.


Associazione Culturale "LA CERQUA SACRA" - 63047 Montefortino (AP)