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“NOI
UTILIZZIAMO SOLO IL 10% DELLE NOSTRE CAPACITA’ MENTALI” Questa è un’affermazione di Albert Einstein |
di Albert Einstein
SOCIETA’ E PERSONALITA’
Se consideriamo la nostra
esistenza e i nostri sforzi, rileviamo subito che tutte le nostre azioni e i
nostri desideri sono legati all'esistenza degli altri uomini e che, per la
nostra stessa natura, siamo simili agli animali che vivono in comunità. Ci
nutriamo di alimenti prodotti da altri uomini, portiamo, abiti fatti da altri,
abitiamo case costruite dal lavoro altrui. La maggior parte di quanto sappiamo
e crediamo ci è stata insegnata da altri per mezzo di una lingua che altri
hanno creato. Senza la lingua
la nostra facoltà di pensare sarebbe assai meschina e paragonabile a quella
degli animali superiori; perciò la nostra priorità sugli animali consiste prima
di tutto —bisogna confessarlo — nel nostro modo di vivere in società.
L'individuo lasciato solo fin dalla nascita resterebbe, nei suoi pensieri e
sentimenti, simile agli animali in misura assai difficile ad immaginare. Ciò
che è e ciò che rappresenta l'individuo non lo è in quanto individuo, ma in
quanto membro di una grande società umana che guida il suo essere materiale e
morale dalla nascita fino alla morte.
Il
valore di un uomo, per la comunità in cui vive, dipende anzitutto dalla misura
in cui i suoi sentimenti, i suoi pensieri e le sue azioni contribuiscono allo
sviluppo dell'esistenza degli altri individui.
Infatti
abbiamo l'abitudine di giudicare un uomo cattivo o buono secondo questo punto
di vista. Le qualità sociali di un uomo appaiono al primo incontro, le sole
valevoli a determinare il nostro giudizio su di lui.
Eppure
anche questa teoria non è rigorosamente esatta. Non è difficile comprendere che
tutti i beni materiali, intellettuali e morali ricevuti dalla società sono
giunti a noi nel corso di innumerevoli generazioni di individualità creatrici.
Quello di oggi è un individuo che ha scoperto in un colpo solo l'uso del
fuoco, un
individuo che ha scoperto la coltura delle piante nutritive, un individuo
che ha scoperto la macchina a vapore.
E tuttavia solo l'individuo libero
può meditare e conseguentemente creare nuovi valori sociali e stabilire nuovi
valori etici attraverso i quali la società si perfeziona. Senza personalità
creatrici capaci di pensare e giudicare liberamente, lo sviluppo della società
in senso progressivo è altrettanto poco immaginabile quanto lo sviluppo della
personalità individuale senza l'ausilio vivificatore della, società.
Una comunità sana è perciò
legata tanto alla libertà degli individui quanto alla loro unione sociale. E'
stato detto con molta ragione che la civiltà greco – europeo -americana, e in
particolare il rifiorire della cultura nel Rinascimento italiano subentrato
alla stasi del Medio Evo in Europa, trovò soprattutto il suo fondamento nella
libertà e nell'isolamento relativo dell'individuo.
Consideriamo ora la nostra
epoca. In quali condizioni sono oggi la società e le personalità? In rapporto
al passato la popolazione dei paesi civilizzati è estremamente densa ; l'Europa
ospita all'incirca una popolazione tre volte maggiore di quella di cento anni
fa. Ma il numero di uomini dotati di temperamento geniale è diminuito senza proporzione.
Solo un esiguo numero di uomini, per le loro facoltà creatrici, sono conosciuti
dalle masse come personalità. In una certa misura l'organizzazione ha
sostituito le qualità del genio nel campo della tecnica, ma anche, e in misura
notevolissima, nel campo scientifico.
La penuria di personalità si fa sentire in modo
particolare nel campo artistico. La pittura e la musica sono oggi nettamente
degenerate e suscitano nel popolo echi assai meno intensi. La politica non
manca solo di capi: l'indipendenza intellettuale e il sentimento del diritto si
sono profondamente abbassati nella borghesia e l'organizzazione democratica e
parlamentare che poggia su quella indipendenza è stata sconvolta in molti paesi
; sono nate dittature e sono state sopportate perché il sentimento della
dignità e del diritto non è più sufficientemente vivo.
Decadimento
della dignità umana
I
giornali di un paese possono, in due settimane, portare la folla cieca e
ignorante a un tale stato di esasperazione e di eccitazione da indurre gli
uomini ad indossare l'abito militare per uccidere e farsi uccidere allo scopo
di permettere a ignoti affaristi di realizzare i loro ignobili piani. Il
servizio militare obbligatorio mi sembra il sintomo più vergognoso della
mancanza di dignità personale di cui soffre oggi la nostra umanità
civilizzazata. In relazione a questo stato di cose non mancano profeti che
prevedono prossimo il crollo della nostra civiltà. lo non sono nel numero di
questi pessimisti : io credo in un avvenire migliore.
Il sistema economico ostacola
la libera evoluzione
A
mio avviso l'attuale decadenza sociale dipende dal fatto che lo sviluppo
dell'economia e della tecnica ha gravemente esacerbato la lotta per l'esistenza
e quindi la libera evoluzione degli individui ha subito durissimi colpi. Ma per
soddisfare i bisogni della comunità, il progresso della tecnica esige oggi
dagli individui un'attività assai minore. La divisione razionale del lavoro
diverrà una necessità sempre più imperiosa e porterà alla sicurezza materiale
degli uomini. E questa sicurezza unita al tempo e all'energia che resterà
disponibile, può essere un elemento favorevole allo sviluppo della personalità.
In questo modo la società può ancora guarire e noi vogliamo sperare che gli
storici futuri presenteranno le manifestazioni patologiche del nostro tempo
come le malattie infantili di una umanità dalle possenti aspirazioni, provocate
dalla corsa troppo rapida della civiltà.
Valore sociale della
ricchezza
Sono
fermamente convinto che tutte le ricchezze del mondo non potrebbero spingere
l'umanità più avanti anche se esse si trovassero nelle mani di un uomo
totalmente consacrato all'evoluzione del genere umano. Solo l'esempio di
personalità grandi e pure può condurre a nobili pensieri e ad elette azioni. Il
denaro suscita soltanto egoismo e spinge sempre, irresistibilmente, a farne
cattivo uso.
Si
possono immaginare Mosè, Gesù o Gandhi armati della borsa di Carnegie?
Perché viviamo
Ben
singolare è la situazione di noialtri mortali. Ognuno di noi è su questa terra
per
una breve visita ; egli non sa il perché, ma assai spesso crede di averlo
capito. Non si riflette profondamente e ci si limita a considerare un aspetto
della vita quotidiana ; siamo qui per gli altri uomini : anzitutto per coloro
dal cui sorriso e dal cui benessere dipende la nostra felicità, ma anche per
quella moltitudine di sconosciuti alla cui sorte ci incatena un vincolo di
simpatia. Ecco il mio costante pensiero di ogni giorno: la vita esteriore ed
interiore dipende dal lavoro dei contemporanei e da quello dei predecessori; io
devo sforzarmi di dar loro, in eguale misura, ciò che ho ricevuto e ciò che
ancora ricevo. Sento il bisogno di condurre una vita semplice e ho spesso la
penosa consapevolezza di chiedere all'attività dei miei simili più di quanto
non sia necessario. Mi rendo conto che le differenze di classe sociale non sono
giustificate e che, in fin dei conti, trovano il loro fondamento nella violenza
; ma credo anche che una vita modesta sia adatta a chiunque, per il corpo e per
lo spirito.
Limiti della nostra libertà
Non
credo affatto alla libertà dell'uomo nel senso filosofico della parola.
Ciascuno agisce non soltanto sotto l'impulso di un imperativo esteriore, ma
anche secondo una necessità interiore. L' aforismo di Schopenhauer: « E' certo
che un uomo può fare ciò che vuole, ma non può volere che ciò che vuole » mi ha
vivamente impressionato fin dalla giovinezza; nel turbine di avvenimenti e di
prove imposte dalla durezza della vita, quelle parole sono sempre state per me
un conforto e una sorgente inesauribile di tolleranza. Aver coscienza di ciò
contribuisce ad addolcire il senso di responsabilità che facilmente ci
mortifica e ci evita di prendere troppo sul serio noi come gli altri; si è
condotti così a una concezione della vita che lascia un posto singolare
all'humour.
Il
benessere e la felicità
Da
un punto di vista obiettivo, preoccuparsi del senso o del fine della nostra
esistenza e di quella delle altre creature mi è sempre parso assolutamente
vuoto di significato. Ciononostante ogni uomo è legato ad alcuni ideali che gli
servono di guida nell'azione e nel pensiero. In questo senso il benessere e la
felicità non mi
sono mai apparsi come la meta assoluta (questa base della morale la definisco
l'ideale dei porci). Gli ideali che hanno illuminato la mia strada e mi hanno
dato costantemente un coraggio gagliardo sono stati il bene, la bellezza e la
verità. Senza la coscienza di essere in armonia con coloro che condividono le
mie convinzioni, senza l'affannosa ricerca del giusto, eternamente
inafferrabile, del dominio dell'arte
e della ricerca scientifica, la vita mi sarebbe parsa assolutamente vuota. Fin
dai miei anni giovanili ho sempre considerato spregevoli le mete volgari alle
quali l'umanità indirizza i suoi sforzi : il possesso di beni, il successo
apparente e il lusso.
Un cavallo che tira da solo
In singolare contrasto col mio senso ardente di
giustizia e di dovere sociale, non ho mai sentito la necessità di avvicinarmi
agli uomini e alla società in generale. Sono proprio un cavallo che vuol tirare
da solo ; mai mi sono dato pienamente ne allo stato, ne alla terra natale, ne
agli amici e neppure ai congiunti più prossimi ; anzi ho sempre avuto di fronte
a questi legami la sensazione netta di essere un estraneo e ho sempre sentito
il bisogno di solitudine; e questa sensazione non fa che aumentare con gli
anni. Sento fortemente, ma senza rimpianto, di toccare il limite dell'intesa e
dell'armonia con il prossimo. Certo, un uomo di questo carattere perde così una
parte del suo candore e della sua serenità, ma ci guadagna una larga
indipendenza rispetto alle opinioni, abitudini e giudizi dei suoi simili; ne
sarà tentato di stabilire il suo equilibrio su basi così malferme.
II mio ideale politico è
l'ideale democratico. Ciascuno deve essere rispettato nella sua
personalità e nessuno deve essere
idolatrato. Per me l'elemento prezioso nell'ingranaggio dell'umanità non è lo
Stato, ma è l'individuo creatore e sensibile, è insomma la personalità; è
questa sola che crea il nobile e il sublime, mentre la massa è stolida nel
pensiero e limitata nei suoi sentimenti.
La guerra
Questo
argomento mi induce a parlare della peggiore fra le creazioni, quella delle
masse armate, del regime militare voglio dire, che odio con tutto il cuore.
Disprezzo profondamente chi è felice di marciare nei ranghi e nelle formazioni
al seguito di una musica: costui solo per errore ha ricevuto un cervello; un
midollo spinale gli sarebbe più che sufficiente. Bisogna sopprimere questa vergogna
della civiltà il più rapidamente possibile. L'eroismo comandato, gli stupidi
corpo a corpo, il nefasto spirito nazionalista, come odio tutto questo ! E
quanto la guerra mi appare ignobile e spregevole ! Sarei piuttosto disposto a
farmi tagliare a pezzi che partecipare a un'azione così miserabile. Eppure,
nonostante tutto, io stimo tanto l'umanità da essere persuaso che questo
fantasma malefico sarebbe da lungo
tempo scomparso se il buonsenso dei popoli non fosse sistematicamente
corrotto, per mezzo della scuola e della stampa, dagli speculatori del mondo
politico e del mondo degli affari.
RELIGIONE E SCIENZA
Significato della vita
Qual
è il senso della nostra esistenza, qual è il significato dell'esistenza di
tutti gli esseri viventi in generale? Il saper rispondere a una siffatta
domanda significa avere sentimenti religiosi. Voi direte: ma ha dunque un senso
porre questa domanda. Io vi rispondo: chiunque crede che la sua propria vita e
quella dei suoi simili sia priva di significato è non soltanto infelice, ma
appena capace di vivere.
Religiosità cosmica
La più bella sensazione è il lato misterioso della
vita. E’ il sentimento profondo che si trova sempre nella culla dell'arte e
della scienza pura. Chi non è più in grado di provare né stupore né sorpresa è
per così dire morto; i suoi occhi sono spenti. L'impressione del misterioso,
sia pure misto a timore, ha suscitato, tra l'altro, la religione. Sapere che
esiste qualcosa di impenetrabile, conoscere le manifestazioni
dell'intelletto più profondo e della bellezza più luminosa, che sono
accessibili alla nostra ragione solo nelle forme più primitive, questa
conoscenza e questo sentimento, ecco la vera devozione: in questo senso, e
soltanto in questo senso, io sono fra gli uomini più profondamente religiosi.
Non posso immaginarmi un Dio che ricompensa e che punisce l'oggetto della sua
creazione, un Dio che soprattutto esercita la sua volontà nello stesso modo con
cui l'esercitiamo su noi stessi. Non voglio e non posso figurarmi un individuo
che sopravvive alla sua morte corporale: quante anime deboli, per paura e per
egoismo ridicolo, si nutrono di simili idee ! Mi basta sentire il mistero
dell'eternità della vita, avere la coscienza e l'intuizione di ciò che è,
lottare attivamente per afferrare una particella, anche piccolissima,
dell'intelligenza che si manifesta nella natura.
Difficilmente troverete uno spirito profondo
nell'indagine scientifica senza una sua caratteristica religiosità. Ma questa
religiosità si distingue da quella dell'uomo semplice: per quest'ultimo Dio è
un essere da cui spera protezione e di cui teme il castigo, un essere
col quale corrono, in una certa misura, relazioni personali per quanto
rispettose esse siano: è un sentimento elevato della stessa natura dei
rapporti fra figlio e padre.
Le basi umane della
morale
Al contrario, il sapiente è compenetrato dal senso
della causalità per tutto ciò che avviene. Per lui l'avvenire non comporta una
minore decisione e un minore impegno del passato; la morale non ha nulla di
divino, è una questione puramente umana. La sua religiosità consiste
nell'ammirazione estasiata delle leggi della natura; gli si rivela una mente
così superiore che tutta l'intelligenza messa dagli uomini nei loro pensieri
non è al cospetto di essa che un riflesso assolutamente nullo. Questo
sentimento
è il leit-motif della vita e
degli sforzi dello scienziato nella misura in cui può affrancarsi dalla
tirannia dei suoi egoistici desideri. Indubbiamente questo sentimento è parente
assai prossimo di quello che hanno provato le menti creatrici religiose di
tutti i tempi.
Tutto ciò che è fatto e immaginato dagli uomini serve
a soddisfare i loro bisogni e a placare i loro dolori. Bisogna sempre tener
presente allo spirito questa verità se si vogliono comprendere i movimenti intellettuali
e il loro sviluppo perché i sentimenti e le aspirazioni sono i motori di
ogni sforzo e di ogni creazione umana, per quanto sublime possa apparire questa
creazione. Quali sono dunque i bisogni e i sentimenti che hanno portato l'uomo
all'idea e alla fede, nel significato più esteso di queste
parole? Se riflettiamo a questa domanda vediamo subito che all'origine del
pensiero e della vita religiosa si trovano i sentimenti più diversi. Nell’uomo
primitivo è in primo luogo la paura che suscita l'idea religiosa; paura della
fame, delle bestie feroci, delle malattie, della morte. Siccome, in questo
stadio inferiore, le idee sulle relazioni causali sono di regola assai
limitate, lo spirito umano immagina esseri più o meno analoghi a noi dalla cui
volontà e dalla cui azione dipendono gli eventi avversi e temibili e crede di
poter disporre favorevolmente di questi esseri con azioni e offerte, le quali,
secondo la fede tramandata di tempo in tempo, devono placarli e renderli
benigni. E in questo senso io chiamo questa religione la religione del
terrore; la quale, se non creata, è stata almeno rafforzata e resa stabile dal
formarsi di una casta
sacerdotale particolare che si dice
intermediaria fra questi esseri temuti e il popolo e fonda su questo privilegio la sua posizione
dominante. Spesso il re o il capo dello stato, che trae la sua autorità da
altri fattori, o anche da una classe
privilegiata, unisce alla sua sovranità le funzioni sacerdotali per dare
maggior fermezza al regime esistente ; oppure si determina una comunanza
d'interessi fra la casta che detiene il potere politico e la casta sacerdotale.
C'è un'altra origine
dell'organizzazione religiosa: i sentimenti sociali. Il padre e la madre capi
delle grandi comunità umane, sono mortali e fallibili. L'aspirazione ardente
all'amore, al sostegno, alla guida, genera l'idea divina sociale e morale. E’
il Dio-Provvidenza che protegge, fa agire, ricompensa e punisce. E' quel Dio che secondo l'orizzonte
dell'uomo, ama e incoraggia la vita della tribù, l’ umanità e la
vita stessa;quel Dio consolatore nelle
sciagure e nelle speranze deluse, protettore delle anime dei trapassati. Tale è
l’'idea di Dio considerata sotto l'aspetto morale e sociale.
Nelle sacre Scritture del popolo ebreo, si può
seguire assai bene l'evoluzione della religione terrore in religione morale che
poi continua nel nuovo testamento. Le religioni di tutti i popoli civili, e in
particolare anche del popoli orientali, sono essenzialmente religioni morali.
Il passaggio dalla religione-terrore alla religione morale costituisce un progresso importante nella vita dei popoli.
Bisogna
guardarsi
dal pregiudizio che consiste nel credere che le religioni delle razze primitive
sono unicamente religioni-terrore e quelle dei popoli civili unicamente religioni
morali. Ogni religione è in fondo un miscuglio dell'una e dell'altra con una
percentuale maggiore tuttavia di religione morale nei gradi più elevati della
vita sociale.
Iddii di forma umana
Tutte queste religioni hanno comunque un
punto comune, ed è il carattere antropomorfo dell'idea di Dio: oltre questo
livello non si trovano che individualità particolarmente nobili. Ma in ogni
caso vi è ancora un terzo grado della vita religiosa, sebbene assai raro nella
sua espressione pura ed è quello della religiosità cosmica. Essa non può essere
pienamente compresa da chi non la sente poiché non vi corrispOnde nessuna idea
di un Dio antropomorfo.
L'individuo è cosciente della vanità delle aspirazioni e degli obiettivi umani e, per conTro, riconosce l'impronta sublime e l'ordine ammirabile che si manifestano tanto nella natura quanto nel mondo del pensiero. L'esistenza individuale gli da l'impressione di una prigione e vuol vivere nella piena conoscenza di tutto ciò che è, nella sua unità universale e nel suo senso profondo. Già nei primi gradi dell'evoluzione della religione (per esempio in parecchi salmi di David e in qualche Profeta), si covano i primi indizi della religione cosmica ; ma gli elementi di questa religione sono più forti nel Buddismo come abbiamo imparato in particolare dagli scritti ammirabili di Schopenhauer.
La religiosità cosmica
non conosce dogmi
I
geni religiosi di tutti i tempi risentono di questa religiosità cosmica che non
conosce ne dogmi ne Dei concepiti secondo l'immagine dell'uomo. Non vi è perciò
alcuna Chiesa che basi il suo insegnamento fondamentale sulla religione
cosmica. Accade di conseguenza che è precisamente fra gli eretici di tutti i
tempi che troviamo uomini penetrati di questa religiosità superiore e che
furono considerati dai loro contemporanei più spesso come atei, ma sovente
anche come santi.
Democrito, Francesco
d'Assisi e Spinoza stanno vicini
Sotto
questo aspetto uomini come Democrito, Francesco d'Assisi e Spinoza possono
stare l'uno vicino all'altro.
Come può la religiosità
cosmica comunicarsi da uomo a uomo, se non conduce ad alcuna idea formale di
Dio ne ad alcuna teoria? Mi pare che sia precisamente la funzione capitale
dell'arte e della scienza di risvegliare e mantenere vivo questo sentimento fra
coloro che hanno la facoltà di raccoglierlo.
Giungiamo così a una
concezione dei rapporti fra scienza e religione assai differente dalla
concezione abituale. Secondo considerazioni storiche, si è propensi a ritenere
scienza e religione antagonisti inconciliabili, e questo si comprende
facilmente. L'uomo che crede nelle leggi causali, arbitro di tutti gli
avvenimenti, se prende sul serio l'ipotesi della causalità, non può concepire
l'idea di un Essere che interviene nelle vicende umane, e perciò la
religione-terrore, come la religione sociale o morale, non ha presso di lui
alcun credito; un Dio che ricompensa e che punisce è per lui inconcepibile
perché l'uomo agisce secondo leggi esteriori ineluttabili e per conseguenza non
potrebbe essere responsabile verso Dio, allo stesso modo
che un oggetto inanimato non è responsabile dei suoi movimenti. A torto si è
rimproverato alla scienza di insidiare la morale. La condotta etica dell'uomo
deve basarsi effettivamente sulla compassione, l'educazione e i legami sociali,
senza ricorrere ad alcun principio religioso. Gli uomini sarebbero da
compiangere se dovessero essere frenati dal timore di un castigo o dalla
speranza di una ricompensa dopo la morte. Si capisce quindi perché la Chiesa
abbia in ogni tempo combattuto la scienza e perseguitato i suoi adepti.
Mirabile accordo tra
religione cosmica e scienza
D'altra parte io sostengo
che la religione cosmica è l'impulso più potente e più nobile alla ricerca
scientifica. Solo colui che può valutare gli sforzi e soprattutto i sacrifici
immani per arrivare a quelle scoperte scientifiche che schiudono nuove vie, è
in grado di rendersi conto della forza del sentimento che solo può suscitare
una opera tale, libera da ogni vincolo con la via pratica immediata. Quale
gioia profonda
a cospetto dell'edificio del mondo e quale ardente desiderio di conoscere — sia
pure limitato a qualche debole raggio dello splendore rivelato dall'ordine
mirabile dell'universo — dovevano
possedere Kepler e Newton per aver potuto, in un solitario lavoro di lunghi
anni svelare il meccanismo celeste! Colui che non conosce la ricerca
scientifica che attraverso i suoi effetti pratici, non può assolutamente
formarsi un’opinione adeguata sullo stato d’animo di questi uomini i quali,
circondati da contemporanei scettici, aprirono la via a quanti compresi delle
loro idee, si sparsero poi di secolo in secolo attraverso tutti i paesi del
mondo. Soltanto colui che ha consacrato la propria vita a propositi analoghi
può formarsi una immagine viva di ciò che ha animato questi uomini e di ciò che
ha dato loro la forza di restare fedeli al loro obiettivo nonostante gli
insuccessi innumerevoli. E’ la
religiosità cosmica di prodica simili forze. Non è senza ragione che un autore
contemporaneo ha detto che nella nostra epoca, votata in generale al
materialismo, gli scienziati sono i soli uomini profondamente religiosi.
Elevare gli uomini
E’ giusto, in linea di principio, dare solenne testimonianza d’affetto a coloro che hanno contribuito maggiormente a nobilitare gli uomini, l’esistenza umana. Ma se si vuole anche indagare sulla natura di essi, allora si incontrano notevoli difficoltà. Per quanto riguarda i capi politici, e anche i capi religiosi, è spesso molto difficile stabilire se costoro hanno fatto più bene che male. Di conseguenza credo sinceramente che indirizzare gli uomini alla cultura di nobili discipline e poi indirettamente elevarli, sia il servizio migliore che si possa rendere all’umanità. Questo metodo trova conferma, in primo luogo, nei cultori delle lettere, della filosofia e delle arti, ma anche, dopo di essi, negli scienziati. Non sono, è vero, i risultati delle loro ricerche che elevano e arricchiscono moralmente gli uomini, ma è il loro sforzo per capire, è il loro lavoro intellettuale fecondo e capace.
Il vero valore di un uomo si determina esaminando in quale misura e in che senso egli è giunto a liberarsi dall’Io.
Pace
Gli uomini veramente superiori delle generazioni passate hanno riconosciuto l’importanza degli sforzi per assicurare la pace internazionale. Ma ai nostri tempi la sviluppo della tecnica ha fatto di questo postulato etico una questione di esistenza per l’umanità civilizzata di oggi e la partecipazione attiva alla soluzione del problema della pace è considerata una questione di coscienza che nessun uomo coscienzioso può ignorare.
Bisogna rendersi conto
che i potenti gruppi industriali interessati alla fabbricazione delle armi
sono, in tutti i paesi, contrari al regolamento pacifico delle controversie internazionali
e che i governanti non potranno realizzare questo scopo importante senza
l'appoggio energico della maggioranza della popolazione. In quest'epoca di
regimi democratici, la sorte dei popoli dipende dai popoli stessi; questo fatto
deve
essere presente allo spirito di ciascuno in ogni momento.
L'internazionale della scienza
Allorquando durante la guerra l'accecamento
nazionalista e politico raggiunse il suo apice, Emilio Fischer, il famoso
chimico, nel corso di una seduta all'accademia, pronunciò con energia le parole
seguenti "Voi non potete far nulla, signori, la scienza è e rimane
internazionale.... E questo i grandi fra gli uomini della scienza lo hanno
sempre saputo e sentito appassionatamente, anche se nei periodi di
complicazioni politiche restavano isolati in mezzo ai loro colleghi di piccolo
ingegno. La folla che
dispone del diritto di voto ha, durante la guerra e in tutti i campi, tradito
il bene inviolabile che le era stato affidato.
L'associazione
internazionale delle Accademie è stata sciolta. I congressi sono stati e sono
ancora organizzati con l'esclusione di colleghi di Paesi ex nemici. Talune
considerazioni politiche, prospettate con molta importanza, impediscono
l'affermarsi di punti di vista puramente obiettivi, il che è tuttavia
indispensabile per conseguire risultati elevati.
Che
possono fare gli uomini di buona volontà, coloro che non si abbandonano alle
tentazioni passionali del momento, per riconquistare ciò che è andato
perduto? I congressi veramente
internazionali e di grande portata non possono ancora a cagione dell'attuale
turbamento accogliere la maggior parte dei lavoratori intellettuali e le
resistenze di ordine psicologico che si oppongono al ristabilimento delle
associazioni scientifiche internazionali sono ancora troppo potenti per poter
essere vinte da quella minoranza animata da punti di vista e da sentimenti
superiori a queste contingenze. Coloro che fanno parte di questa minoranza
possono contribuire al ristabilimento delle comunità internazionali mantenendo
strette relazioni con gli scienziati degli altri paesi che pensano come loro e
intervenendo con tenacia nel loro proprio cerchio d'azione in favore degli
interessi internazionali. Il successo in grande si farà attendere ma verrà
sicuramente. Non voglio lasciarmi sfuggire questa occasione senza mettere in
rilievo, con grande piacere, l'azione singolare di un numero notevole di
colleghi inglesi che hanno manifestato attivamente, durante questi anni
dolorosi, aspirazioni per il mantenimento della comunità intellettuale.
Dovunque
le dichiarazioni ufficiali sono peggiori dell'opinione dell'individuo. Questi
benpensanti non devono dimenticarlo, ne devono lasciarsi irritare o indurre in
errore: "Senatores boni viri, senatus autem bestia".
Se
sono pieno di speranza e di fiducia per quanto riguarda l'organizzazione
internazionale generale, questa speranza, più che sul giudizio e sulla nobiltà
del sentimento, si basa sulla pressione imperiosa dello sviluppo economico.
E poiché questo deriva largamente dal lavoro intellettuale, compreso quello
degli scienziati dalle idee reazionarie, questi ultimi contribuiranno, anche
loro malgrado, a creare l'organizzazione internazionale.
Il
nostro continente potrà raggiungere una nuova prosperità soltanto se la lotta
latente fra le forme tradizionali di Stato, viene a cessare.
La organizzazione politica dell'Europa deve essere decisamente orientata verso
l'eliminazione delle incomode barriere doganali. Questo scopo superiore non
potrebbe essere raggiunto esclusivamente attraverso convenzioni fra Stati.
La preliminare preparazione degli spiriti è, prima di tutto, indispensabile. Noi dobbiamo sforzarci di svegliare gradualmente fra gli uomini un sentimento di solidarietà che non s'arresti, come è accaduto fino ad oggi, alle frontiere degli Stati. E' una missione difficile: perché bisogna confessare, con mio grande rammarico, che, almeno nei Paesi che mi sono più noti, gli scienziati e gli artisti si lasciano condurre più volentieri dalle meschine tendenze nazionali che gli uomini di azione.
LA RICERCA SCIENTIFICA
Verità scientifica e no
I fondamenti della ricerca
I quanti di Planck
LA
QUESTIONE DEL METODO
EVOLUZIONE
DELLA FISICA: KEPLER E NEWTON
EVOLUZIONE
DEL CONCETTO DI REALTA’ FISICA
CATTERI
DELLA TEORIA DELLA RELATIVITA’
COS’E’ LA
TEORIA DELLA RELATIVITA’
LO SPAZIO,
L’ETERE E IL CAMPO
ORIGINE
DELLA TEORIA DELLA RELATIVITA’ GENERALIZZATA
IL
TESTAMENTO SPIRITUALE DI ALBERT EINSTEIN
Il
messaggio contro la guerra atomica