IL
PROGRESSO DELLA SCIENZA
E
LA CHIESA DI ROMA
di
Pier Tarragona – La Fiaccola – Ragusa 1964
La verità è ciò che resiste alla
prova dell'esperienza.
Einstein
La scienza è nata appena trecent'anni fa. Prima, per
diversi millenni, gli uomini avevano tentato di dominare le forze immense della
natura con la magia e con la religione. Avevano cominciato col credere che
certi oggetti, certi atti, certe persone siano pieni d'un potere misterioso e
sacro. Poi avevano immaginato degli esseri soprannaturali dietro gli oggetti
della loro paura o della loro speranza. E finalmente una potenza infinita
dietro l'universo. Con la loro mentalità di selvaggi avevano cercato di rendersi
propizie quelle potenze, adulandole con preghiere, corrompendole con doni,
placandole con sacrifici.
Ma davanti ai problemi del
vitto, del sesso, della vita di gruppo e della morte gli uomini si vedevano
troppo impotenti ed erano presi da terrore e smarrimento. Fu uno di questi
periodi di scoraggiamento universale che dette origine al cristianesimo.
In una società fondata sulla schiavitù e
l'ingiustizia, com'era l'impero romano, gli uomini erano cose a completa
disposizione e arbitrio dei padroni e quando gli uomini soffrono, credono
d'essere cattivi e che le loro miserie siano il castigo delle loro colpe. La
condizione dell'uomo sopra la terra era così tragica che i greci pensarono che
doveva trattarsi certamente di una pena, che alle origini c'era stata una
colpa, un peccato originale e che, per espiarlo, l'anima era stata condannata
alla prigione del corpo. L'umanità era angosciata dal senso del peccato e dal
bisogno quasi fisico di purificarsi. Diversi di lingua, di religione, di
costumi e di civiltà i popoli dell'impero erano uguali nella fede, nell'ansia
della salvezza. Con la disperazione del naufrago si gettavano su profezie,
prodigi e storie incredibili che circolavano dappertutto. Si parlava d'un
salvatore degli uomini, lo si attendeva con la febbre dell'impazienza.
S'andavano a sentire ogni sorta di predicatori, si seguivano strani riti e
dottrine orientali. Si credeva a tutto.
Anche in Palestina s'aspettava il Liberatore.
Insofferenti del giogo straniero gli Ebrei sognavano la rivincita. Jahvè
avrebbe rovesciato miracolosamente la potenza degli adoratori degli idoli e
dato l'impero del mondo al suo popolo. Dal 47 a. C. al 60 d. C. per un secolo
intero il paese fu percorso in tutte le direzioni dai ribelli con a capo
sedicenti Messia. Vi fu perfino una marcia su Gerusalemme di 30 mila
partigiani, guidata da uno sconosciuto detto « il profeta egiziano ». Fu
quest'attesa spasmodica dell'avvento del regno di Dio a dare al messaggio di
Gesù un significato di morale provvisoria, di breve preparazione alla
catastrofe, di annunzio della fine del mondo. Quando, poi, si vide che Gesù non
tornava, allora la fine del mondo venne lentamente spostata nel
futuro, ma intanto il giorno del giudizio era sempre imminente e per ciascun
uomo la morte era una porta sul mistero dell'aldilà e l'orrore delle tenebre.
Paolo di Tarso fondò il cristianesimo, predicandolo non come una setta ebraica
(che si sarebbe estinta facilmente), ma come religione universale. Ma Paolo era
ossessionato dal senso della morte e del peccato e non poteva capirlo
nemmeno lui il messaggio di Gesù, l'annunzio della riconciliazione e della
pace, l'immortale vangelo della speranza. Semplificando le complicate
prescrizioni della Legge mosaica, Paolo abolì i sacrifici di animali, ma
conservò l'antica idea del capro espiatorio e dei sacrifici umani (Gesù che
versa il suo .sangue innocente in espiazione dei peccati di tutti gli uomini).
Per battere nella
concorrenza le altre religioni orientali il cristianesimo dovette accettare
parecchie concezioni d'un misticismo selvaggio. Alla fine l'insegnamento
rivoluzionario di Gesù fu sommerso completamente dalla teologia, e nella
religione che prese il nome da lui vennero ad amalgamarsi l'ascetismo
dell'Egitto, la filosofia greca, le tradizioni politiche e sacerdotali di Roma,
le superstizioni dei barbari.
Il cristianesimo nacque, dunque,
antiscientifico. Per salvarsi, è necessario conoscere la verità, ma l'unica
verità è quella religiosa. Ogni conoscenza inutile alla salvezza è considerata
colpevole.
« La
sapienza di questo mondo è pazzia davanti a Dio » — dichiara S. Paolo. E S.
Ambrogio :
« Discutere sulla natura e sulla posizione
della terra non ci aiuta a sperare nella vita futura ».
« Dedicarsi all'astronomia e alla
geometria, seguire il corso del sole tra le stelle, fare dei rilievi
cartografici di paesi e di mari vuol
dire trascurare per delle cose futili la salvezza dell'anima ».
Anche per S. Agostino si tratta di cose oziose. E' ammesso soltanto lo
studio delle fasi lunari, perché, altrimenti, « non si potrebbe fissare con
certezza la festa di Pasqua ».
La conoscenza della natura non serve che a
spiegare le dottrine della Chiesa o i passi della Bibbia. Cessa lo spirito
critico. Viene creduta qualunque sciocchezza, purché s'accordi con la
S. Scrittura come l'interpretano i Padri. In un libro del II secolo si
legge, per es., che la leonessa da alla luce dei leoncini nati morti, ma che
tre giorni dopo il leone gli soffia negli occhi e ritornano in
vita, rappresentando così la risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, Leone
di Giuda.
Si giunge persino a diffondere delle leggende
a fin di bene, per offrire degli esempi di virtù, per « edificare » il popolo e
incitarlo alla santità. Lo storico cristiano Eusebio confessa candidamente
ch'egli trasformava i fatti tutte le volte che poteva servire alla buona
causa. II sapere profano non era altro che paganesimo e il paganesimo bisognava
distruggerlo. I cristiani tentarono di distruggere la cultura.
Una delle più gravi sciagure intellettuali
della storia è dovuta appunto al fanatismo religioso d'un'epoca che esaltava
l'ignoranza come una virtù.
Parte della biblioteca
d'Alessandria d'Egitto, la più grande del mondo antico (400.000 volumi) fu
distrutta, undici secoli prima dell'invenzione della stampa, dal vescovo
Teofilo. Il resto sarà travolto dalla conquista maomettana nel 640.
L'ultimo rappresentante della filosofia
neoplatonica e della matematica ad Alessandria fu Ipazia, figlia dell'astronomo
Teone. S. Cirillo, patriarca della città, diventò famoso per i pogrom
(1)
(1)
Progrom:
Parola russa che vuoi dire devastazione.
Ha preso
poi il significato di massacro di ebrei.
contro gli ebrei e il linciaggio d'Ipazia. Lo storico inglese Gibbon nel
suo Declino e caduta dell'Impero Romano scrive che « fu tratta giù
dalla sua carrozza, denudata, trascinata fino alla chiesa e inumanamente
macellata per mano del Lettore Pietro e di un folla di fanatici, selvaggi e
spietati: la sua carne fu strappata dalle ossa con taglienti conchiglie
d'ostrica, e le sue membra frementi furono gettate nelle fiamme. Mediante
donativi arrestarono poi il corso dell’inchiesta
e della punizione ».
Con un tale odio per l'intelligenza umana
s'inizia per l'Europa l'epoca più tenebrosa della sua storia, il Medioevo.
...................................................................................................................
LA TERRA E’ ROTONDA
COPERNICO E TOLOMEO
L’HA DETTO ARISTOTELE
EPPUR SI MUOVE!
LA BIBBIA E LA SCIENZA
LE COMETE
DIAVOLI, OSSESSI E MAGHI
LA CACCIA ALLE STREGHE
ALLUCINAZIONE E “INCUBI”
IL CAPRO ESPIATORIO
VESALIO
ADAMO ED EVA
IL FONDO DELLA COSCIENZA
IL CANE, LA CARNE E IL CAMPANELLO
RITIRATA SU TUTTI I FRONTI
Intanto la guerra tra scienza e teologia volge
alla fine. Ormai la Chiesa è in ritirata su tutti i fronti.
..............................................................................................................................................
Pagina in
costruzione