di
Aristide Sartorio
PROEMIO A
LYDIA
Malìa la nutrice
ninnando Angiola
sui tre mesi d’età
cantava
Cardinal di Santa Chiesa
Cavalier di Gesù Cristo
Ferma il piede che ti falla
Sei per dare il passo tristo
La voraggine t’è innanzi
.........
-
Malìa, cosa dici?
-
La canzone di “Sibilla”
-
Quale canzone?
-
La storia del principe
car-
dinale
perduto nella grotta
-
Come la sai?
-
La vendevano i
cantastorie
-
Dove?
-
Nelle fiere.
-
E tu, l’hai?
-
L’avevamo in casa.
-
La rammenti?
-
Il fatto si, la poesia
no.
Ricordo
le sole strofe del-
l’angelo
custode. Bambi-
ni,
la sapevamo a memo-
ria;
era lunga tre pagine
e,
sulla prima, portava in-
cisa
una rappresentazione.
Si
vedeva, in una chiesa, un
re,
una regina e un amori-
no
armato di freccia che li
prendeva
di mira. Era una
stampa
rozza, come ne vendo-
no
a noi contadini, simile alle
figure
dei tarocchi.
Ecco
la leggenda.
Un cardinale, figlio
di re, chimerico condottie-
re d’eserciti, nella settimana san-
ta,
quando gli stregoni com-
piono
sulle rive del lago di
Pilato
i riti sacrileghi, colto
dalla
bufera infernale s’era
rifugiato
insieme allo scu-
diero
sul monte della Sibilla.
Là vegliava alle so-
glie
dell’antro, quello stesso
eremita
che più tardi do-
veva
consigliare a Guerino
il
Meschino il modo di elude-
re
la dannazione e che allora
cercò
di impedire a Lionello
d’avventurarsi
nel paradiso
secreto.
Ma Lionello, sordo
agli
avvertimenti, forzò bal-
danzoso
la porta d’oro, combat-
té
i mostri, superò il fiume di
fuoco
ed entrò nel palazzo
di
Alcina.
Sibilla come Circe gli
offrì
quel vino che inebria
e
sconvolge l’intelletto. La
vigilia
del Venerdì santo, a
la
vigilia delle temporanee
trasformazioni,
l’angiolo di
Dio
apparve a Lionello,
gli
rivelò l’imminente perdi-
zione
e Lionello fuggì, nel
momento
che la metamor-
fasi
contaminava le abita-
trici
con orribili rettili. La
Domenica
in Albis, sotto le
vesti
del penitente, si presen-
tava in san Pietro per chie-
dere perdono al Papa. Udita la
confessione dell’imeneo sa-
crilego il Papa allibì: e per si-
gnificare l’impossibilità dell’in-
dulto indicò a Lionello il lituo
gli disse sarebbe stato più
facile ad un baculo fiorire anzi-
ché al Vicario di Dio di perdona-
re. Lionello, interdetto, partì
da Roma disperato, ritornò sui
monti dell’Appennino, rientrò
nel paradiso incantato.
La
notte il Papa sognò
che il pastorale improvvisa-
mente fioriva. Maravigliato dal
presagio fece inseguire il fuggiti-
vo, ma i messi arrivarono trop-
po tardi. Lionello e lo scudiero
erano rientrati nello speco della ma-
ga e sulla porta, a memento, aveva-
no incisi i loro nomi di sepolti vivi.
La
storia di Lionello somi-
glierebbe alla leggenda del Tann-
hauser se non fosse la stessa..
.La favola, nata il Italia, emigrò
in Germania, si annidò freddolo-
sa in una grotta della Turingia,
ed in terra d’esilio si solennizzò
nei canti dei Minnesinger.
E mentre la proteiforme Sibilla
germinava fantasmi consimili,
quali la bella dormiente nel
bosco, la dama del lago, la fan-
ciulla del convegno fierissimo,
Melusina, Alcina, Armida, la
Venere dei Minnesinger ani-
mava una strana canzone,
quella che lo Heine ammirava
siccome infiammato e commoven-
te dialogo d’amore.
Sibilla,
sepolta nell’
antro fantastico, come il paga-
nesimo era sepolto nella ter-
ra romana, venne considerata la
più pericolosa delle creature,
il demone della seduzione, de-
stinato scomparire insieme al-
la umanità.
Venuta
dai poemi
classici Sibilla appare una
versione di Circe nel
mito di Tessaglia conta-
minata. Il medio evo, rinne-
gando il mondo animale come
demoniaco, v’aveva associa-
ta la donna: doveva esser
gloria del Rinascimento non
solo la redenzione della fem-
minilità, ma pure la rappre-
sentazione non più paurosa
del mondo belluino.
La
Genesi designò
Eva origine di tutti i mali,
la risurgente poesia le attri-
buì le forme elleniche e la mi-
se sugli altari, vicino alla ma-
dre di Dio, siccome madre de-
gli uomini. Per questo la fa-
vola di Lionello anelante il
perdono e che disperato si per-
de, ignaro di avere invece re-
denta la Sibilla, è la commedia
del Rinascimento che soffuse
di passione religiosa le favole
giunte ancor vive e palpitanti
dal mondo pagano.
La
leggenda per
il carattere, la forma rivela,
indiscutibile, l’origine italiana;
essa riappare poi, come epi-
sodio, nel romanzo popolare
di Andrea da Barberino. E’
notevole che quando Gueri-
no va a Norcia e manifesta
il proposito di entrare nell’
antro della maga gli abitan-
ti, raccontando il tentati-
vo di Lionello di Francia, lo
dissuadono. Arrivare fi-
no a Sibilla era perdersi.
Il
dialogo di Gueri-
no con l’eremita, la pruden-
za che, alla stregua, lo guida
nel soggiorno incantato, il per-
dono che invoca ed ottiene
dal Papa sono, necessaria-
mente, l’antitesi dei prece-
denti avvenimenti, quelli
che seppi da Malìa della
popolare leggenda e, dalla
quale, ho trascritte le strofe
dell’angiolo di
Dio.
Il
libro di Andrea
da Barberino apparve nel MCCCXCI
e quando, nel sedicesimo secolo,
la leggenda trovò la sua veste
teutonica, il Papa venne iden-
tificato con Urbano IV, pontefi-
ce dal MCCCLXI al MCCLXIV.
Io
ti lascio Lidia,
sulla soglia del ricostruito
poemetto, dato in balìa della
fortuna. Se vuoi essere edotta
sul come la leggenda è dagli
eruditi studiata ti indico gli scrit-
ti di Alfredo de Reumont, di
Pio Rajna e di Gastone Paris.
ATTORI
Sibilla,
Lionello.
Barbaretto,
L’Eremita,
Il buon Papa,
L’Angiolo di Dio,
La voce della Morte,
L’anima cieca, le sirene,
le ancelle di Sibilla, le arpiste,
le danzatrici.
Le driadi, i
vertunni, le ninfe, i silvani, i fauni.
I
cardinali, i vescovi
il clero, i cantori.
Uomoni e don-
ne del popolo.
Il
coro invisibile dei pe-
nitenti, il coro degli spiriti in-
visibili, il coro degli angioli.
L’eco
della basilica di
S.
Pietro a Roma. Paggi, animule,
ancelle,
popolani, chierici, fa-
muli,
armigeri che non parlano.
ATTO PRIMO
Una
grotta sul monte
della Sibilla. All’apertura,
in alto, un romitorio, al di là
una forra diabolica e le rupi
che precipitano aspre verso
il lago ove affogò Ponzio Pila-
to. Nel recesso della grotta
una porta d’oro chiude l’entra-
ta del paradiso della Incan-
tatrice. E’ il vespro, fra i
monti imperversa un tempora-
le terribile, scroscia la gran-
dine, rumoreggiano i tuoni, lu-
ci sinistre divampano. Fra i
dirupi risuona assordante lo
spaventoso rimbombo.
Giungono dal di
fuori le voci di Lionello e di
Barbaretto,
-
Cristo soccorri!
-
Barbaretto seguimi, ecco
un riparo ....
-
.... alla mercé di Dio.
-
Tutti i cavalli sono
precipi-
tati, insieme ai carri delle sal-
merie, trascinando i tesori del-
la guerra pel riscatto del
tempio. Ecco svanito il sogno
di strappare agl’infedeli in no-
me del Signore Onnipotente
il regno santo.
---- Il turbine
infernale ha sol-
levato il lago di Pilato contro
le nubi. Il fondo, rinversato,
lanciava pesci e serpi veleno-
se, mostri e saette .... il ven-
to, a mulinello, perduti nel
cammino, come foglie ci ha pre-
si e sobbalzati in queste grotte.
Lionello
indicando la
valle sconvolta,
-
Entro il perfido lago è
spro-
fondato ogni sogno di gloria ....
- .... e
certamente saran peri-
ti i cavalieri, i fanti investiti dai
flutti ....
-
Siamo soli, abbandonati
so-
vra questo monte come fos-
simo in mare naufragati. D’
intorno a noi, terribile oriz-
zonte, nubi cozzanti e fulmi-
ni
infiammati.
-
Se tu non fossi un sacro
cardinale saresti morto: il dì
della passione versan le stre-
ghe l’acqua benedetta nel ma-
lefico lago e l’infernale ira sol-
leva il corpo di Pilato da de-
moni e da furie flagellato. Per-
duti nella forra maledetta ...
Barbaretto
s’interrom-
pe perché, fievole, si sente il can-
to dei monaci che là, dentro il
romitorio, intuonano l’inno am-
brosiano della sera.
-
Te lucis ante terminum,
rerum Creator, poscimus ut
pro tua clementia sit praesul
et custodia.
-
Signor ascolta, ascolta del-
le preci.
Barbaretto si genuflette
- Che luogo è questo?
- Albergo di romiti dei mo-
naci per certo vi han dimora.
Ma ecco un canto pro-
fano, sommesso da prima
gra-
do grado più forte, si
fonde
con quello sacro. Il
canto
viene
dalla porta d’oro che ne
Lionello
ne Barbaretto han-
no
vista ancora.
Le sirene, invisibili, dicono,
- Viandante smarrito ed af-
franto qui stanno le vaghe
sirene oblìa le tue pavide
pene, ascoltati dive del canto.
-
Voci di donne? Chi
saran-
no? Dove?
Lionello vede la porta,
-
O Barbaretto, una gran
porta d’oro!
-
O magico potere del
demo-
nio!
E le
sirene,
-
Venimmo dall’isola
azzurra,
o non ci temere, non nuoce la
nostra si fievole voce che tan-
to soave sussurra
....
Lionello,
perduto nel-
la dolcezza del canto, avanza
verso la soglia e Barbaretto,
come spaventato,
-
Non ascoltare, fermati!
Che fai? Siamo caduti in infer-
nale agguato! Noi fummo attrat-
ti quì dal maleficio; quì vi-
vono Sibilla e la sua corte in
attesa dell’ultimo giudizio.
-
E’ la soglia del regno
della
Maga!
Le
sirene cantano,
-
Apprendi dal coro gio-
condo se valga la grazia gioita,
inoltra, ti chiama la vita con-
quista l’incanto del mondo.
Ed io
potrei varcando quel-
la porta entrar nel paradiso di
delizie conquistare la Maga
ed i tesori.
Barbaretto vedendo Lio-
nello come attratto verso la por-
ta,
-
Ma fermati, Signore, tu
vuoi perderti ...
e
poiché Lionello con-
tinua ad avanzare Barbaretto
monta i primi gradini che con-
ducono al romitorio gridando,
-
Olà, gente di Dio!
Sull’alto delle rupi,
davanti al romitorio, appare
l’Eremita scarno, dai capelli
irsuti, la barba ispida, vestito
d’un sacco, una corda legata
sui fianchi. Dalla corda pen-
de il flagello insanguinato. Seb-
bene adusto egli s’appoggia ad
un lungo bastone.
-
Chi siete voi? Che fate
in questi luoghi? ......
-
Buon romito salva costui
dal canto insidioso, ei non ha
forza contro l’incantesimo esor-
cizzalo tu!
Sempre dall’alto della
rupe l’Eremita parla a Lionello,
-
Fuggi fratello per non
dannarti per l’eternità.
-
Qual maleficio è oltre
quella soglia perché debba
fuggirlo?
-
E non lo sai? E non t’è
no-
to il regno di Sibilla nata nel
mondo quando il mondo nacque
per trarlo dalla via di verità?
Serpente
aggrovigliato intor-
no all’albero sedusse con il frut-
to proibito, sculta nel marmo
accese di lussuria e quando
Kristo la cacciò dagli uomini
si nascose nel grembo della ter-
ra in agguato.
Ma Lionello, acceso
dal desiderio, domanda,
-
E l’hai veduta?
-
Io? Giammai la vidi: me
ne scampi Dio!
Lionello, con fermezza,
replica,
- Il maleficio non mi fà paura,
io la vedrò ......
-
Non pensarlo neppure
.....,
nel romitorio, qui, fan penitenza
quanti vissero insieme alle sirene
senz’affrontare l’orrida fierezza
dei mostri posti a guardia di
Sibilla. Oltre il giron dei mostri
scatenati una vena di fuoco di-
sfavilla intorno al regno della
rea Sibilla .....
Lionello l’interrompe,
-
Forte mi sento sì da
supera-
re il girone dei mostri, il fuoco ar-
dente per giungere a Sibilla e
per domarla.
-
Virtù non hanno i santi
d’
annientarla.
-
Io sono un cardinale
consa-
crato.
-
Turpe genìa di Roma
male-
ledetta
che delle cose sante
fa mercato, oseresti commet-
tere il peccato di fornicar coi
demoni sepolti, invulnere
pel crisma?
-
Macerato nel fanatismo
della
fede greggia hai
paura. Facile è maledire ove
la fede è parte, ma l’ardire
militante, significa
-
Eresia!
-
osare; il verbo
dell’impre-
sa mia.
Le
sirene sospirano.
-
Viandante che aneli, sei
giunto; è questa la meta che
brami, non fare che d’altri ri-
chiami l’incerto tuo cuore sia
punto.
L’eremita scende dalla
scala del romitorio e s’interpo-
ne, in atto di sfida, fra la por-
ta del paradiso di Sibilla e
Lionello. Si strappa dalla cin-
tura il flagello e lo gitta ai pie-
di di lui,
-
Figlio di Babilonia in veste
rossa la vita è sol vigilia del
la fossa; t’offro l’impresa del-
la salvazione nella frusta
che macera la carne, e, se osi
passar su quel flagello ver-
so tal sede della perdizione,
verrò davanti a Dio come mar-
tello che schiaccerà ...............
Lionello, senza
lasciarlo finire, dà un calcio
al flagello e l’interrompe,
-
La sferza insanguinata,
da vil sangue pebleo conta-
minata peso non ha nella
bilancia santa.
L’Eremita allora
si ritrae come bestia ferita,
poi si avanza curvo e, quasi
con un fil di voce, sghignazza
ironicamente,
-
Entra nell’antro
dell’in-
cantamento .......................
... le sirene t’aspettano cantan
do ........................ In mezzo a
damigelle coronate t’aspetta
la regina delle fate .................
Ma ricordati, o sacro cardinale,
che Sibilla, serpente originale,
ridiventa serpente a Pasqua
santa ..... e il giorno del giudizio
.............. apparirai ....................
entro viscide spire attorcigliato
insieme all’Iscariota .................
Lionello stende
il braccio armato verso l’Ere-
mita.
-
La mia fede ha
punta e taglio come questa
spada, scosta il flagello e
sgombrami la strada.
L’Eremita ristà
e Barbaretto, afferrando per il
manto Lionello,
-
Vorresti dunque tu,
signore in Cristo, cozzare nel
suo sdegno? ......
Ma
Lionello, strap-
pando il lembo dalle mani
dello scudiero, replica,
-
La mia stirpe un regno
conquistò con l’avventura,
il vicario di Dio, benedicen-
do, ha data all’avo mio l’in-
vestitura.
Intanto le sirene, insi-
stenti, fascinanti, blandiscono,
-
E varca la soglia .....
un
istante, un passo che sta fra
due porte, tu esci da quella
di morte tu vieni alla vita
raggiante.
Lionello,
deciso, scende lentamente i
primi gradini che conduco-
no alla porta e Barbaretto
invocando il cielo,
-
Cristo illumina tu quei
che
non vede e che si perde! Ar-
dito, oltracotante, l’attira l’av-
ventura affascinante respin-
gilo lontano, alla tormenta nel
turbine che urla e si lamenta!
Improvvisamente
la porta si spalanca ed appa-
re al di là un miraggio fanta-
stico. Si vedono le voluttuose
sirene adagiate su rupi musco-
se e, lontano, i mostri fermali
le fiamme del fiume di fuoco fi-
no fino alla estrema muraglia di
oro la quale rinserra la città
della regina Sibilla.
Dalla porta schiusa
erompe seducente il coro
delle ammaliatrici,
- Ti chiama la
vita; tripudia.
Promette delizie
risorte,
profonde tesori la sorte all’
uomo che non li ripudia!
Lionello,
come ipnotizzato,
scende gli ultimi gradini ed
esclama,
- Bello il periglio e la speran-
za è grande!
Al di fuori la bufe-
ra imperversa.
L’Eremita con un
gesto di maledizione,
-
O mostri divoratelo,
.........
sbranatelo, prete dannato per
l’eternità!
Le porte del pa-
radiso di Sibilla si richiudo-
no e si sente, affievolito, il can-
to delle sirene,
-
Tripudia, tripudia,
tripudia
..............................
ATTO SECONDO
Il paradiso della
regina Sibilla è una immensa
caverna che l’arte della incan-
tatrice ha trasformata in un
tempio fantastico.
Fasci di colonne reg-
gono da ogni lato le navi, nelle
cupole rifulgono i musaici d’oro,
sulle logge risplendono le pietre
rare. Nel mezzo dell’abside si
eleva, verde, l’albero del bene e
del male, l’albero della vita la cui
cortice espresse Sibilla sotto ofi-
dica forma: avanti alla pianta, il trono della demone.
Sedute sui gradini le ar-
piste traggono dagli strumenti
la sommess’armonia che sembra
mancare, ed otto giovinette, ai
piedi del trono, ripetono una
ermetica danza che non finisce
mai. Le ricamatrici, insofferenti,
disegnano sul velo nuziale, l’ima-
gine del serpe eternale.
A
similitudine di Sibilla
le seguaci sono belle, ma pallide
come flora sepolta.
Bendata, annaspando
per trovare la via, s’avanza l’ani-
ma bianca e lamenta per tutte,
-
Dal fato sospinta sono
anima cieca; impressa sul mi-
sero volto, che palpita vivo, stà l’ombra, l’estatica
calma
dei morti. Sono anima cieca.
Nessuno risponde e
l’azione prosegue come se
nell’avvenenza espiasse una
irrevocabile condanna: per l’
aere gli spiriti invisibili cantano,
-
Salve Regina eterna,
divi-
na, janua coeli, urna speciosa,
Venere madre vittoriosa.
e le arpiste, che sul-
le corde seguono il ritmo del-
la tenue nenia, sospirano,
- O voci vane ..... – Invano
laudate ... Noi fummo mille
volte trasformate ... – Ahimé
perdute ... –
Dalle squame del
serpe rinvenute ...
Poi implorano
insieme,
-
Le nostre dita sono in-
dolenzite ......
Le ricamatrici
proseguono le lamentazioni,
-
O secoli trascorsi
eterna
gioventù ... -
Beltà sepolta
che non ha virtù ... – Cosa
attendiamo più? ... – Nessun
verrà ... – Noi lavoriamo nella
eternità ......
E le otto
ricamatrici insieme,
-
Siamo stanche di tanto
ricamare.
Infine le danzatrici
che hanno, quali automi, con-
tinuata la figurazione mimica,
- O seduzione vana ..... o
vana danza ripetuta fra noi
senza speranza ........... Sia
data tregua ........ la fatica è
vana ........ vana l’anima nostra
trasumana ......
Le danzatrici ripiega-
no, lasciati cadere i sistri, fiottano,
- Siamo ormai sazie di ve-
der noi stesse.
Tutte le giovinette si
accasciano oppresse dalla
nostalgìa della vita.
Le
arpiste, le dita ancora or-
nate del plettro, levano le mani
supplici,
- Il patto con la vita è stato
infranto libera noi regina dal-
l’incanto.
e
le ricamatrici ancora
nelle mani i brocci,
-
L’anello della morte ti
circonda e l’agonia ne asside-
ra profonda .....
Tanta bellezza, solitaria, op-
prime, nessuno la contempla e
la redime.
Si ode
lontana la clade
dei mostri affrontati da Lio-
nello, ma le donzelle, prone,
invocano sempre,
-
Se non ci salvi, allor,
facci
morire anzi le belle membra
esinanire.
E l’animula
oblata che cerca la via,
-
............. Io sono
nel buio,
-
m’han chiusa la benda più
forte, nel buio c’è sempre la
morte. Mi brucia la benda,
son cieca; che vale la vita nel
buio di morte smarrita? Io gemo
nel buio, la benda fatale, restìa,
non oso strappare alla mia pavida
fedeltà. Ancora ti seguo ansiosa
ma trema la fede angosciosa nel
dubbio: s’è spenta la luce?
Nessuno
risponde; tentoni nella
sontuosa prigione l’anima bianca
si perde. Dalla scalea, ansando,
scende una vigilante ed esclama,
-
....................................
Vinto
l’asceta e vinte le sirene nel gi-
rone dei mostri è penetrato il ve-
ro eroe: l’assalgono le fiere, lo cir-
-
condano l’idre velenose,
dava-
-
nti a lui le fiamme,
spaventose,
alzano spire sibilanti al vuoto.
Sibilla, levandosi eretta,
- O sorelle nell’ombra e
nell’attesa, salutate colui che ne redime;
egli, l’eletto! Io veggo
fatalmente, attraverso le nebbie
dell’esilio, venire a noi la gran
virtù vivente; l’ardire!
Animate dalla ri-
surgente speranza, le donzelle,
-
Finalmente ... – Nella
luce
liberate
- Alla vita ridonate.
-
Sotto al sole assai più
belle
-
Fatte madri!
Giunge, distinto il
fragor della zuffa impegnata fra
i mostri e l’aggressore.
Lionello, da lunge,
-
Domine aiuta me contro
l’
inferno!
e Sibilla,
-
L’inferno vincerai,
vinto
te stesso.
L’ipogeo si abbuia, istin-
-tivamente, le ancelle si dispon-
gono ai lati del trono: le arpiste
rialzano gli strumenti e le dan-
zatrici rinnovano la mimica.
Le ricamatrici espongono da-
vanti al trono il velo nuziale.
L’attesa esprime sui volti delle
seguaci l’indefinito stupore
dell’avvenimento. Una siderea
luce piove sulla scena fanta-
stica e nell’interludio fremono
le melodie degli spiritelli va-
ganti nell’aria,
-
Stella dei naviganti
fosca
d’ombre giganti,; etereo lume
della vita, schiuditi ................
........ Face d’amor purissima,
fra gli astri velocissima, risur-
gi in tuo splendore e trasfi-
gurati ......................................
....... Di gloria evocatrice d’eroi
generatrice, Venere madre, dia,
ardi, redimiti.
Alla invocazione
lirica, il suono delle arpe e l’
espressione della danza si
esaltano. Dai timiami ardenti
le nubi dei profumi si elevano
dense e, fra le spire vaganti
le gemme che ornano la tiara
di Sibilla rifulgono simili a
stelle serali.
Lionello superando
l’emozione per il seducente
spettacolo si avanza, traversa
il gruppo delle danzatrici,
monta sul velo nuziale sale
i gradini del trono in faccia a
Sibilla impassibile ed alzando
la spada,
- O tu uccidi l’insidia o
resti ucciso.
e vibra un fendente.
La spada si spezza nelle sue
mani.
Lionello arretra e guarda
trasognato Sibilla.
- Labbra silenti che l’arca-
no serra e la mia sorte insie-
me vi sigilla, astro perduto
in fondo della terra divina
ed infernal, parla, chi sei?
Sibilla lentamente,
- Espressa dalla cortice
vitale, che i germi affida in
grembo della notte, io sono il
sogno che trasforma tutto e le
anime innalza incontro a Dio.
- ............. Voce di seduzione
e frase oscura ............... incanto
che mi tien senza difesa vitti-
ma della mia mala ventura .....
Nel silenzio, pieno di
ogni armonia, che segue queste
parole di Lionello, tutti i volti lo
affissano ed un efebo, sostenendo
sulle mani una spada gemmata,
si pone alla sua sinistra.
Sibilla lo addita, Lio-
nello, sorpreso, lo guarda.
- Eccoti l’altra spada e più
sicura la libertà che chiedi
ecco t’è resa.
Si fa una pausa
Lionello appoggiato al-
lo scudo, perplesso, torna a con-
templare Sibilla. Intanto un se-
condo lerodulo, recando la coppa
d’oro nella quale è contenuto il
vino dell’incantesimo, si pone al-
- la sua destra.
Compreso il tacito in-
- vito, Lionello vede sulle sue pu-
- pille passare , come nebbia, l’
ignoto e mormora,
- .... Voragine stupenda e
spaventosa.
La voce ammaliatrice
lo esorta,
- Tra i segni della vita e della mor-
- te la scelta a te. Nel calice leteo
raggio di sole maturato vino co-
- me favilla al rogo prometeo
mantiene fiamme dell’astro di-
vino. L’incanto originale che so-
spira la vita respira nel fondo.
Lionello avanzando la
destra verso il calice,
- Mira; il crisma consacrato
m’infutura filtro non so che sua
virtù cancelli. Mira; la sorte non
mi fa tremare
- Ma allora tenta ...
Lionello immergendo
nel vino l’anulare della destra
ornato dell’ametista episco-
pale,
- Anello santo, sii lavacro
contro l’opere ribelli, lavacro
degl’incantamenti rii.
- Ed ora vinci.
La voce di un’ani-
mula,
- ........ Illumina noi stesse ...
Vuotato Lionello il
calice, l’ipogeo, penetrato dal-
la luce rosea dell’aurora, sfol-
gora. Le absidi, le cupole d’
oro risplendono, le colonne di
diaspro scintillano ed i vapori
d’incenso si dorano quali nuvole
sfiorate da raggi di sole obliqui
- Si squarcia la prigione ..
- Appare il sole ... – Vieni
ed irrompi o luce mattutina ...
- La vita vive ... – Nel
sidereo velo rosseggia come
sangue alfin l’aurora .. – Vibra
per noi ....... Ci scalda .......
- Ci colora .....
Lionello lasciando
cadere a terra lo scudo che, fino
ad allora aveva sostenuto a
lato.
- O sirena del mondo mondo mi-
sterioso, tutto vacilla, il vero
s’inabissa, sento l’anima mia
conquisa e scissa perduta nel
tuo volto malïoso.
Investita dalla luce
rosea Sibilla stende le braccia
nell’onda luminosa ed invoca
l’aurora,
- Helia sorella, iddia fa-
scinatrice circondata d’eterna
rinascenza sovra la terra grave
d’opulenza; Salve!
Salve sorella incantatrice
e tu che ardi nel chiarore
sublunare la nuvolaglia e cor-
rusca sul mare di sfavillìo
l’accendi, in tua virtù sosta!
Sosta divina, là
sull’orizzonte entro l’arco del-
l’iride raggiante sulla nave di
fuoco incandescente, e mostra
al sole anace e lancillante
quest’ipogeo scavato in fondo
al monte: qui dorme il mio poter
fatto latente, dalla morte vit-
trice e trionfante, in un’algida
fossa!
La luce dell’aurora pene-
trando nell’asilo lo risveglia mi-
rabile nell’invenzione d’arte, illu-
- mina i fastigi, ma lascia in basso
una zona di ombre nella quale
si trovano Lionello e lo sciame
delle donzelle. Queste con le ma-
ni alzate, attingono e scherzano
con i raggi che scaldano le dia-
fane dita.
- Arco rovente vieni vicino
...... – qui sulla fronte ..... – il
sangue nostro accendi ..... esa-
spera le membra. Ridi, trasfigura!
Invasata appare
sull’alto della scalea l’animula
blandula, strappata la benda
dagli occhi annunzia,
- Abbaccinante saetta il so-
le ...... il sole fiammeggiante!
Squillano le trombe
d’oro che annunziano l’apparire
dell’astro: ma allora, improvvisa-
- mente, un fragor sordo si leva, la
caverna si abbuia e si ode la voce
della Morte,
- O voi che il fato esiliò
nell’ombra, o voi che il tristo ma-
- leficio ingombra copritevi di
spoglie maculate, strisciate, .....
avvelenate.
Alla fosca minaccia
tutte le ancelle si atterrano e
spaventate, tendono le mani quali
a Lionello, quali a Sibilla, sup-
- plici.
- L’ora del mutamen-
to è ritornata ...
- Maledetta beltà se
si rinnova ....
- ... Uccidici se puoi ..
- Facci morire la vera
morte nella umanità ......................
- Redimi il fato nostro.
Lionello vede, senza comprender-
- la, sorpreso, questa scena di spa-
vento ed interroga con lo sguar-
do Sibilla.
Sibilla risponde,
- La saldezza della
tua volontà vede l’eterno, hai
forza tu vincere l’inferno?
- Sibilla, quel che vedo
è tanto strano, quello che dici
è tanto sibillino ................
le silenzio i volti astanti attendo-
no le parole di Sibilla,
- Nata con me la mia sorella morte,
occulta mora della nostra sorte,
vita promise nell’adorazione de l’ima-
- gine umana crucefissa. Ebbre le
genti di dissoluzione, la volon-
tà di vivere discissa chiuse-
ro qui, nel cerchio mostruoso,
l’incantesimo mio maraviglio-
- so come se fosse vinto eterna-
- mente: morte promette inva-
- no il mondo astrale e inebria
inutilmente di preghiera, come
l’onda ribelle ed impotente
nell’ocean costretta oriz-
- zontale l’umanità nei sensi
è prigioniera.
- Ho vinta io la cerchia
disperata io ti difenderò nel
cielo aperto .....
- Tu pure lotterai come
Perseo, senza fissar in volto
la Gorgone gelida sfinge ...
................................. Eremiti,
sirene, i mostri, il fuoco ser-
- rano qui l’idea dell’intellet-
- to; colui che dal destino è
stato eletto dissiperà l’oscura
aberrazione che spende vita,
per dar vita al nulla.
Lionello, pur senza com-
penetrarle, esaltato dalle oscure
parole,
- Tu parli dell’idea? ......
La seduzione di tua favella
l’anima carezza e travolge
la mente in armonia di misteri
divini. I cieli, aperti su isole
feraci e fortunate, gonfiano
azzurri di felicità, le vele d’una
nave avventurata verso i lidi
ridenti, inesplorati.
Come i giorni
dell’uomo son contati, la sorte
d’ogni nave è destinata: io vi-
vo il sogno della umanità le
vele del faselo liberate
sull’abisso dell’
dell’acque senza fondo. Il tem-
po sfiora. la passione anela
del domani, lo sò, non v’è certez-
za, ma sia la morte o sia l’eter-
nità, sole d’amore irradia e co-
sì sia.
Sibilla profetica,
- ................................ Ogni anno
quando il mondo si fa tristo per
la tragica favola di Cristo, il
sogno crolla. Crolla l’asilo e la
nemica morte, invasa questa
mia segreta corte, se non uccide,
all’ultimo confine delle forme
primeve adamantine, mi riso-
spinge ....................................
................................... L’anima
eterna che nell’angue serra
esumerà dal fondo della terra
colui che creda, ... che vinta
la leggenda e la paura nel
liberarmi dalla seportura,
“larva, confessi, larva
divina della seduzione la bel-
tà della forma è la ragione, per
tua virtù che genera, trasmu-
ta, la vita è degna d’essere
vissuta”. Allor sottratta al
demone maligno, siccome gem-
ma avulsa dallo scrigno, per-
ché germoglia nelle stesse di-
ta l’enimma del piacere e del-
la vita la mia divinità sarà
nei sensi.
- Arca d’amore non ancor
dischiuso, suscita la magia
dell’avvenire il fascino che
suscita l’ardire ......
- Riverbera di luce ogni
follia, l’ardire folle esalta ogni
messia; se non rinneghi la na-
tura io ti prometto il mondo
in signoria.
- Misere cose anela e adempie
stolto chi rinnega se stesso e
pena e langue, chi ti vede e
non
t’ama è senza sangue
apri le braccia e baciami sul
volto.
A queste parole Sibilla
scende lentamente i gradini
del trono. Il paradiso freme,
torna ad illuminarsi della luce
dorata dell’alba. Le donzelle
estatiche, si contemplano nella
regina ed i turiferari alimentano
i turibuli. Lionello, vinto dal de-
sio, stende verso Sibilla le mani
e nell’atto rifulge viola l’ameti-
sta episcopale che orna la
sua destra.
Sibilla, vedendola,
- Le gemma che riluce nella
mano sia l’anello nuzial
e Lionello,
stringendo subitamente le dita,
- E’ anello santo!
Ma Sibilla, sua-
dente, l’invita,
- Pallida nel fulgor dell’ame-
tista, parrà la fede sull’amor
commista.
Lionello titubante,
- ................................... Sibilla,
il talismano sacrosanto rese
incolume allora la mia mano
che vinse i mostri ..... scatenati
invano ...................... e quì, nel
cerchio d’oro, è chiuso il vanto di
Roma.
- Venere santa a Roma ti
stende per amor la mano mia,
chiede in virtù la bell’apo-
stasia che muta senso nello
stesso assioma.
Senza esitar più
Lionello si toglie l’anello, lo stende
a Sibilla,
- L’ultima gemma del moren-
te rito, donata dal Pontefice ro-
mano, santa risplenda sulla
eletta mano consacrata così
nel nuovo rito. Ecco la gemma
avita, io t’inanello, Venere salva
e sposa a Lionello.
Sibilla alzando
la mano gemmata,
- Palpita il sogno nell’
umanità, la vita esulta! ........
Nell’epitalamio risurto è Pan,
io son risuscitata con l’anello di
Cristo inanellata.
Dal fondo appare
il corteo nuziale.
Giovinette, rivestite dalle
bassaridi candide, spargono i fio-
ri, e fanciulli portano accese le
tede. Si ode l’epitalamio,
----....... In ogni rama deside-
rio arcano le foglie accende, es-
alta la bellezza il cuore umano, il
sogno ascende. Corona il desiderio
in ogni stelo l’imagine del fiore
il sangue plasma, il desiderio
anelo l’imagine d’amore.
Le donzelle vinte
dalla passione,
---- Bocche baciate per amor
fiorite! ...... – conserte braccia
per amore aprite!
Allora, attraver-
so il coro nuziale, irruente l’istin-
to, ma ordinate come le teorie clas-
siche, irrompono le figurazioni dei
cinque sensi. Prime, spargendo fiori
di verbene viola, entrano le driadi,
- S’accendono corolle a mille a
mille, simili a stelle e simili a pu-
pille. – Alza i pollini il vento
e li disperde, dov’era sabbia,
adesso, è tutto verde.
Sostenendo sulle braccia
e sulle spalle, soprabbondanti
i fruttuosi tronconi, entrano i
vertunni.
- Cadono frutta dalle rama
opime, la genitura esorbita
le opprime ... - Feriti colan
sangue i melograni e sprizza
vino sotto ai piedi umani.
La testa coronata
di gigli fiammanti, entran i silvani,
- L’ampia foresta nel chia-
rore intenso esala al cielo nu-
gole d’incenso. Le membra nude
esultano assolate, odorano co-
m’ostie consacrate.
Le mani levate in atto
di maraviglia vengono le ninfe,
- Abbiamo in fondo all’
acque rinvenute erme sacrate,
ed idoli abbattuti. Miracolo!
Fra gli umidi velluti, al tatto,
paion vivi i volti muti!
Sul capo i serti di edera, il
tirso nelle mani, il petto protet-
to dalla nebride entran le me-
nadi ed i fauni accompagna-
ti dalle seguaci pantere,
- Udite? Udite al vento alti-
sonante urlar la caccia? lamen-
tar le piante? – Udite i cori?
Là, nella foresta, l’esaltazione
tragica si desta.
Sibilla levando
le braccia come invocatrice,
- Ardono altari di lontane
età, la terra s’apre e surgono
città. La vita è schiusa nella
eternità, schiuso ai confini della
immensità ogni pensiero alato.
Lionello indicando
a terra il palvese,
- Al tuo sorriso fiorisce su
l’impresa il fior d’aliso.
Sibilla apre le
mani offerente e Lionello te-
nendola avvinta,
- Come la terra per la
grande arsura beve la polla
che la trasfigura, lo scudo che
difese ogni periglio sorride al-
la malìa dell’avventura!
L’amor, la seduzione ogni
consiglio m’avvince a te con vi-
vido bagliore. Sia d’eliso o d’
inferno il tuo splendore, l’essere
accogli mio che ti consacro fre-
mente di desio. Nel simulacro
del sacrificio, l’infula divina
serra su me, le braccia di regina
serto d’amore ......
Dalle profumiere
esalano spire di fumo così dense
che involgono tutto il paradiso
d’una nebbia fitta e le cose e
le persone vi dileguano quali
imagini scoloranti nella profon-
dità d’uno specchio.
La luce aurorale
indugia alquanto nella densità
delle nubi d’incenso e si spegne.
Ed allora che la stasi del sonno
ha vinta l’espressione della vita,
si ode ancora la voce della Morte,
- Sogno dei sensi, è tutto
vano, tutto!
della regina Sibilla ma pieno
di tenebre appena rotte dalla
fiammella che guizza sopra
un altissimo candelabro.
Lionello, rivestito di
una superba tunica ornata di
gemme, disteso al suolo ai piedi
del trono, dorme. Sull’alto po-
sa la Sibilla ed intorno sono
sdraiate le dansatrici, le arpiste
le donzelle, le figurazioni pagane,
le animule, il torpore che prece-
de le trasformazioni pervade
le loro membra stanche.
Ad un tratto, sulla
sommità accanto a Lionello, due
ali racchiuse si aprono di luce
e l’Angiolo di Dio, sfolgorante,
appare,
Cardianal di Santa Chiesa
cavalier di Gesù Cristo, ferma
il piede che ti falla, sei per dare
il passo tristo. Barbaretto, ab-
bandonato l’ingresso delle grot-
te, macerato dal digiuno prega
il cielo giorno e notte.
Le preghiere sconsolate
sono giunte al Padre Eterno scesi
giù per suo comando nella bol-
gia dell’inferno. La voragine t’è
innanzi t’è dinanzi il fuoco eterno
spalancate già le bocche son
dei mostri dell’averno. Ieri è
morto il Redentore, ma alla
sua resurrezione, quest’asilo
seduttore troverà la punizio-
- ne ed a sera, mentre gl’inni, le
campane in allegria, verso il cielo
eleveranno loro mistica armonia
vedrai solversi quest’antro, tutto
cenere e favilla ed in serpi tra-
mutarsi le donzelle e la Sibilla.
Fuggi, fuggi dalla maga,
cardinal di Santa Chiesa, che
il Pontefice t’assolva, che la
grazia ti sia resa!
Le ali che conten-
- gono la luce si chiudono, la vi-
sione, come fosse rientrata nel
buio che domina il paradiso
di Sibilla, sparisce.
Lionello svegliandosi,
- Candore d’ali e folgorar
di nimbo vidi? Sognai? Qual
vision m’apparve? Chi mi
parlò? Dove son’io?
Le donzelle,
assalite dall’incubo, nel sonno, si lagnano.
Chi geme?
La lampada
che arde solitaria agonizza.
Lionello si alza
seduto, scorge le seguaci della
demone, si sovviene e sorride
amaramente.
L’anima piena d’ombre e
di chimere si desta e surge nera
di gramaglia, si desta attedïata
dal piacere per entro alla in-
fernale nuvolaglia. Non raggio d’-
astri sulla dolorante anima folle!
Il fioco ed oscillante lume che
langue, pare che riveli, oltre la
santa chiarità dei cieli, la tomba
chiusa sulla mia fierezza, sepolcro
d’agonia senza salvezza!
La lucerna si spegne.
- La notte!
La voce dell’Angiolo,
invisibile,
Fuggi, fuggi dalla maga ....
cardinal di Santa Chiesa ..............
Lionello alzandosi,
- O divina voce!
Si aggira quà e là
ansioso, prende per le vesti le
addormentate, ne scuote i corpi
appesantiti.
- Alzatevi vergini della not-
te suvvia destatevi. Dove posso
fuggir? Dite? Mostratemi un’usci-
- ta, una via di scampo.
Le dormienti si
agitano fanno sforzi per riaversi
dall’incubo.
- Sono prostrata ... mercè ..
- Pietà! - Già l’ora, io mi
contorco ..... Io mi copro di
squame ....................
...... – Aiuto ...... aiuto .............
- Destatevi, destatevi, ...
non anco venuta è l’ora, o
serpi, orsù mostratemi, idre
infernali, della fuga mia la via
di scampo.
Una sofferente levandosi,
- O non ci maledire ... Ieri
t’abbiamo visto impallidire pel
fascino sottile e conquidente im-
plorando l’amore riluttante ......
Or che ci scorgi qui senza di-
- fesa al lavacro dell’onde inno-
- vatrici risparmiaci l’offesa.
Lionello s’avvici-
a Sibilla, la scuote rude,
- .................... O tu, Sibilla, che
spezzi con effimeri artefici spade d’acciaio, svegliati.
Sibilla, gestendo come
per opporsi ad una violenza,
mormora,
----- Soccorso, quasi conversa
già, tutta mi gelo, tremo e tra-
-scoloro .....
Si sveglia, guarda
intorno a sé malcerta poi, ricono-
scendo Lionello, gli si avvince,
----- ... Soltanto l’amor tuo mi
salverà.
Lionello si svincola,
------- Non trascinarmi nella tua
rovina! l’Angiolo del Signore
m’ha chiamato lasciami ritorna-
re al mio destino in libertà.
------- Io son sulla diruta
sponda del gorgo eternamen-
- te aperto, fra poco sarò vinta
e fatta muta : uomo di fede, è
l’ora della prova, io son la vi-
- ta tua che si rinnova, io son te
stesso!
-------- L’aggrovigliamento di
parole stringe a tradimento.
------ E’ tua la sorte, è tua
la volontà .... L’anima, offerta
per convincimento, trasmuta e
vince la fatalità, ... se tu con-
senti nel fatal momento io sarò
salva per l’eternità.
-------- Contro il voler di Dio
non sono forte.
--------- Tramontano gli dei di
questo mondo, solo la vita non
tramonta mai! Amore e vita
insiem folle travìa l’insano or-
- goglio della ipostasia : se tu
rinneghi la materia bruta la
morte ha vinto!
Lionello com-
mosso, titubante, per non ascol-
tarla, s’involge nel mantello,
------- D’enunciare enimmi
lascia Sibilla, oscuri aggira-
menti, che intricano la santa
verità. Come il bel viso puro,
di madonna, la tua favella è
arte di magia, affisa ora su te
l’anima mia attira un vaticinio
sibillino.
Sibilla scorre
con ambe le mani il suo volto, co-
- me volesse plasmarlo a maggior
venustà,
-------- Urne ed alvei di nostra
eternità, adora nelle madri le
madonne e, nelle amanti, ascol-
ta le sibille. Alterne sull’altare
e sulla cuna, stelle primeve al-
la natività, guarda le luci delle
mie pupille; soffusero d’amore
il paradiso! ..............................
Ora tu vedi le pupille assorte
in un sogno di vita e di splendo-
re che, trasumana in volontà di-
vina, l’energia della linfa bel-
luina ..................... E immagina
vanir l’umana sorte, erma di
me, del nulla indefinito sovra il
sogno di vita omai sparito, so-
vra la fantasia sparita, muta,
interrogare la sorella morte!
Sibilla s’avvicina all’albero
della vita, ne stacca ed offre il
frutto che addormenta lo spirito,
------- Se il cuor non regga al-
l’ora dolorosa eccoti il dolce frut-
to dell’obblio aspettami dormendo.
Lionello respingendo il
gesto seduttore,
------- O maliziosa! Tu sei la
tentazione contro Dio ..... Eva
la stessa .....
------- Eterna e vittoriosa! Vene-
re Astarte ha l’alba nella luna e
brilla avanti il sole che rinnova.
Nell’ora del mistero e della
prova come fenice di me stessa
erede brillar così la mia beltà
concede ........... Se sfidare non
vuoi la realtà sii fiducioso nella
gran bontà; rimani in quest’asilo
che nasconde segreti germi e ve-
rità profonde, la forza, la poten-
za, la ricchezza, quanto concede
nostra madre terra sia tramuta-
to in grazia ed in grandezza. Un
giorno eromperà, nata gloriosa, la
vindice pregenie, intanto sogna.
Passa la breve notte misteriosa, che
sembra ai vivi l’ultima vergogna;
domani è l’alba d’ogni bel desio.
--------- Domani ...............
A questo punto giun-
ge nella caverna un suono di cam-
pane lontano, tenue, ma diffuso, co-
me se tutti i bronzi della cristiani-
tà suonassero a distesa nell’aria. Si-
billa per non ascoltare, si chiude con
ambe le mani gli orecchi, il frutto le
sfugge, diviene livida, poi si af-
ferra a Lionello.
Si ode lontano l’Angiolo,
..... salvazione dalla maga
cavalier di Gesù Cristo .......
Lionello svincolandosi da
Sibilla,
------ Domani? E’ tardi. Gra-
zie a Dio son salvo!
Sibilla angoscia-
- ta, vinta dalla passione, sten-
- de le supplici braccia a Lio-
nello,
------- Fermati, amore mio, non
mi lasciare, scalda l’essere mio
sul cuore ardente, io sento a spi-
re il freddo del serpente, solo
l’amore tuo mi può salvare!
Le animule assistono atone.
Lionello fugge e la
desolata Sibilla
vaticina,
- “O tu che sai non puoi dimentare!”
Fra le
ondate sonore delle campa-
- ne festose, intermittente, giun-
ge l’eco di un canto celestiale,
l’osanna di angeliche coòrti, e
lo squillare di tube d’argento.
I cori angelici,
-------- Mors et vita duello con-
fliscére mirando: dux vitae
mortus regnat vivorus.
Un rombo cupo, come
un boato di sotterra, rintuona
per le cupole e gli archi della
caverna; si ode ancora la
voce della morte,
------ Rivestite le spoglie del
serpente, ... sibilate, ... strisciate
avvelenate ...
Alla minaccia si
levano da tutte le parti del
palazzo incantato lamenti, gri-
- da, implorazioni. Per le gradi-
nate, dai colonnati, dalle oscu-
- re navate, da ogni recesso si
vedono accorrere le dispera-
te donzelle che, prese dallo
spavento delle traformazioni
si rifugiano presso la Regina.
Pallidissime in viso,
ansanti, come fossero inseguite,
supplicano,
------- Salvaci tu. ------- Ricorri
al tuo potere, ..... Sono perduta
...... ----- Il freddo viperino mi
gela il cuore ......... ----- Ahimé,
tutta mi agghiaccio. ---- Ahimé,
ecco l’ora ...... ----- Scampami,
regina .............
..... ------ Regina proteggimi ....
... ---- Che ti vale esser maga?
---- Che ti giova l’arte se non
ci aiuti? Fà l’incanto, placa l’in-
- ferno .... ----- E se non sai pla-
carlo, uccidici!
Le donzelle fanno
ressa, supplicano invano, paio-
- no catalettiche; e mentre l’este-
- riorità decorativa del tempio
vanisce, scompare, l’asilo diventa
amorfo come cosa del caos.
Lo scampanio del Sa-
bato Santo si fa più alto, ed an-
cor più distinte le laudi pasqua-
li esultanti, a viva voce, il saluto
di resurrezione.
----- Heac dies quam
fecit Dominus, exultemus
et
laetemus in ea.
Sibilla in piedi
fra le prostrate donzelle,
------ Fanciulle, e voi frenate
il dolor vostro, nulla per voi
può l’arte della maga; il fato
che ne incombe, orrido mostro,
disperde i filtri e le malie disma-
- ga.
Staccati i frutti
dall’albero della vita, Sibilla
l’offre alle abbattute seguaci.
---------- O voi sorelle che non
comprendete, eccovi il frutto che
matura il Lete .............................
.... Vittime espiatorie sull’altare,
urne sacrate dell’uman fastigio,
vigili madri dell’uman prodigio,
... dimenticate!
La caverna, a
poco a poco, da buia, si rischia-
ra di una livida luce, verda-
stra, il cui riverbero sfigura i
volti di Sibilla e delle derelitte.
Le carni sembrano in
procinto di perdere il loro
aspetto umano, e le animule
guardano, raccapricciando, le
membra macularsi di nero e di
azzurro.
Per la terza
volta prorompono nella ca-
verna, assordanti, i rintocchi
delle campane e, nella pausa,
i cori angelici armoniosi e con-
- solatori annunciano,
------- Terra tremit et quievit
dum resurget Deus in iudicio.
Alleluia, alleluia.
Ma invano;
le donzelle, ossesse, cadono al
suolo come fossero rettili. Nel di-
- vincolarsi esse gridano,
------ Orrore, orrore! – O strazio,
... inaudito! ----- Pietà della mia
carne ........ ----- Morte, salvami!
-- Maledetta la vita, maledetta!
Sibilla, rimasta tragicamente ritta
fra le seguaci che si convertono,
---- Il sacrificio sia consumato so-
relle nel dramma bruto. Sacerdo-
tesse di bellezza sacre sia con-
cesso il fato. Ultima cedo al ser-
pentino torpore del mutamento,
stella già fuori la perduta or-
bita, nuova crisalide.
Ma Sibilla, rassegnata, atten-
de invano la sua trasformazione.
Vede vanire
nella densità della notte lo spet-
tacolo della metamorfosi, rifulgere,
nella destra, l’ametista di Lionello
quale stella sommersa. Ode il
rombo vittorioso delle campane
fremere. L’onda armoniosa
l’investe commossa ed il sogno con- tinua sveglia-
to nel cuore dei cristiani gentili.
ATTO QUARTO
lica di san Pietro eretta da Co-
stantino e trasformata nella
età di mezzo.
Si vede il ciborio, il
grande arco trionfale ed al
di là delle colonne vitinee,
vasta, la nave centrale gremi-
ta di popolo.
E’ la Domenica in
Albis ed il buon Papa cele-
bra i vespri.
Sur un alto can-
delabro marmoreo, arde il
cero pasquale e su dodici
candelabri minori ardono a
lato dodici ceri satelliti.
I prelati, i cardina-
li seggono sugli stalli.
Dinanzi all’altare
il Papa, fra le nubi d’incenso
e l’ondular dei flabelli, ponti-
fica. Gli organi echeggiano per
la vasta basilica, intonano
il Regina Coeli, ed i cantori
recitano,
------ Regina coeli laetare,
alleluia.
Il rito si compie
con la incensazione dei vespri
ed il Pontefice, rivolgendosi ai
fedeli, saluta,
------ Dominus vobiscum .
Il Diacono,
------ Benedicamus Domino ......
Alleluia, alleluia!
Adempiuta così
l’ultima cerimonia, il Cardinale
Diacono domamda al Pontefi-
ce,
------ Indulgentia, beatissime
Pater.
Allora si ode fra il
popolo la voce di Lionello,
----- O Santo Padre, il mio pec-
cato è grande fà che mi sia
rimesso!
A queste parole
fra il popolo, addensato si
propaga un confuso clamore,
pochi hanno perfettamente udito.
----- Chi ha parlato? .... E’ un
eretico? .... ------ Un folle? ........
.. ---- Un infedele che do-
manda il battesimo .... lasciatelo
avanzare .... ----- Dio lo salvi ......
----- Dio gli valga.
Si vede Lionello
montare i gradini della confes-
sione : Barbaretto lo segue fino al
limitare del presbiterio.
Il Papa, che discen-
deva dal ciborio, si arresta ed i
prelati i cardinali, dagli stalli, si
levano in piedi.
Il popolo, da un capo
all’altro della basilica si agita e
vocifera.
Lionello, con gli abiti
strappati dai vespri, il viso macro
i capelli arruffati, i piedi involti di
bende insanguinate, giunto dinan-
zi al Pontefice, il capo curvo, cade
in ginocchio,
------- Redime me et miserere mei
---- Che domandi al pastor?
chi sei tu?
Lionello, tenendo
il capo nascosto,
---- Non ho coraggio d’innal-
zare il volto agli occhi tuoi,
mi pesa la viltà di questo
stato d’infima abbiezione, in
cui m’indusse la temerità della
fede.
Il Pontefice paterno,
------ Confida: il pentimento fa
vella a Dio più alto della colpa.
Guardami.
Il Papa rovescia
con la mano la testa del pe-
nitente in modo da scoprirgli
la faccia.
Il clero ravvisandolo,
----- Il diacono Lionello!
----- Lionello? O maraviglia!
----- O buon pastore, come fa
il cervo a fonte di sorgiva io
vengo a te con sete di per-
dono.
----- Io sono qui con veste
di giustizia, confessati alla fe-
de, alla clemenza.
Lionello rimane alcun tempo
raccolto e poi, stando presso
il ciborio, ma volto al Pon-
tefice ed il clero, racconta,
---- Là, sovra i gioghi d’Ap-
pennin selvaggio fra l’erte rupi
una caverna appar : vegliano
le sirene quel paraggio, fremono
i canti e fanno delirar. E chi d’
avventurarsi oltre desia gran
cuore in petto gli conviene aver,
orridi mostri sbarrano la via
un aspro assalto deve sostener.
Oltr’essi i mostri, il fuoco di-
sfavilla sotto le mura d’infer-
nal città che, tutta d’oro cor-
ruscante, brilla fatato asilo della
voluttà. Chi vi pervenga un
magico soggiorno, una reggia
incantata trova, là, le gemme
tutte brillano d’intorno, tutte le
rose olezzano colà. Fra divine
armonie d’arpe di canti la
Sovrana del luogo ecco apparir,
la dea dei filtri all’ospite da-
-vanti una coppa ricolma fa
venir. Ed io vi bevvi ed alla
prima stilla, turbato il senno
e vinto il cuor mi fu, caddi
sul seno della dea Sibilla
e più non vidi non conob-
- bi più .......
Il clero, scan-
dalizzato, si leva ed inter---
rompe,
-------- Basta ..... ------ Ei com-
- mette sacrilegio! ----- Il nome
della Demone profanò l’altare,
... --- Dio lo respinge ....
Barbaretto si
avvicina supplice,
------ Un filtro lo sedusse, arte
di maga gli travolse il senno.
ed un popolano dalla folla,
-------- Perdona, o Santo Padre,.
non fu sua colpa, ... fu ignaro ....
A questo punto si
fà strada nella folla l’Eremita
che vigila la soglia del pa-
- radiso di Sibilla , s’avanza
fin verso il Pontefice, al quale
si genuflette, e fatto cenno di
tacere al clero esagitato ed al
popolo commosso, così parla,
-------- Padre ascolta, la mia
bocca dirà la verità.
Il clero pronuncia,
-------- Udiamo, ... udiamo ciò
che narra il Romito ...........
L’Eremita sempre
rivolto al Pontefice,
------- Non fu ignaro questi che
pensa avere il tuo perdono
che, giunto innanzi all’infernale
porta, ben io glie la contesi e
della maga gli rivelai le frodi.
....--- A che t’induci? Padre, non
hai la prova della
colpa? ----- Condannalo!
Il Pontefice doman-
da all’Eremita,
--- Egli t’udì?
--- Ei mi respinse! Invano l’-
attraversai col corpo e col
flagello, lo scongiurai con voce
di fratello, lo richiamai nel no-
- me della croce ..... Non valse
Kristo, non poté mia voce e nel-
l’inferno si precipitò.
Il Pontefice a Lionello,
---------- O Lionello, come ti di-
scolpi?
---------- Nulla può rispondere ,
col suo tacer s’accusa o santo
Padre. Ora vuoi tu levare dal-
- l’inferno i dannati? La redenzio-
- ne è una, una l’eternità, la fede una
non v’è perdono per i rinnegati!
Ma il Papa, ancora esitante,
-------- Or prima ch’io ti giu-
dichi interroga il tuo cuore e
dentro guardavi, dimmi se al-
tro a confessar ti resti.
-------- Ahimé, sì!
----- Tutto non dicesti?
----- Tutto non dissi Padre.
Ancora una volta i
prelati e la folla rumoreggiano.
Il Pontefice, oscurandosi in viso,
------ Parla.
------ Io mi confesso d’aver, con
l’ametista episcopale, inanellata
Venere Sibilla ......
Lionello non
può continuare la narrazione;
udite le ultime sue parole i car-
dinali, i vescovi, i prelati si leva-
no furibondi, agitano le brac-
- cia, protendono dagli stal-
- li, scagliano ingiurie al profa-
- tore.
Il Papa si ritrae, tocca
l’altare come per difendersi
dalla contaminazione.
------ Cacciatelo dal
tempio, .... fuori ..... fuori .........
-- Flagellatelo! Al rogo sulla
piazza, la morte al Simoniaco!
-- Ha trafficate le cose sante .. a
prezzo dell’anello ha comprata
la fornicazione! ....... -- Fatene
scempio! ---- Apostata, idolatra!
Barbaretto supplice,
-------- O Padre, Santo Padre,
non lasciarlo senza speranza!
La folla, interessa-
ta dall’avvenimento, invasa la
schola cantorum, si è spinta fin
sotto al presbiterio ed il popolo
fa coro alle implorazioni di Bar-
- baretto.
------- Non abbandonarlo, con-
tendilo al demonio! --- Sei pa-
store, riconduci nel gregge lo smar-
rito ...... ----- Oggi, in Albis, Dio
ha perdonato tutti, pel sangue
dell’agnello crocifisso.
levate in atto d’imperio,
- Fate silenzio, il Vicedeo son io; io
solo ho podestà per il giudizio!
Nella imminenza di
un responso papale due guer-
rieri armati, la celata sul volto,
si pongono ai lati del Pontefice.
In un solenne, religioso
silenzio il Papa pronuncia,
---------- ...................................
Selvaggio echeggia nell’immen-
sità, il delirio dell’angiolo ribelle
fatto avversario della verità !
Il Pontefice si rivolge a
Lionello,
-------- O figlio nostro veggo i
luttuosi spasimi dello spirito de-
mente in una tenebrosa onda di
turbine; eppur nel cuore mio vin-
- to, commosso,.... veggo l’errore
e perdonar non posso ! Alza-
- ti ed esci, togliti dal tempio,
se qui non si perdona Dio t’as-
- solva, non il vicario suo che non
ha impero sulle porte d’inferno !
Un sepolcrale silenzio
accoglie la sentenza, poi Lionel-
lo lentamente,
--- La condanna che mi ban-
disce da cristianità ascolterei
compreso d’umiltà, se l’anima
sdegnosa di rimpianto cresciu-
- ta nella foga dell’azione, non
fosse un rogo acceso di passione
sulle vestigia d’ogni altare in-
- franto. E ancora imploro dalla
tua possanza di non recidere l’ul-
- tima speranza al di là della fe-
- de, il bene, il male; solo l’ardire
è la virtù che vale.
------ Sanguina di dolore il cuo-
re mio, ma la speranza è fonte ina-
ridita poiché l’anello sacro è
nelle dita della grande nemica
in faccia a Dio.
Il Papa, allora, prende
dalle mani di un vescovo il bacu-
-lo pastorale e lo offre a Lionello.
------- Siccome il pio virgulto
pastorale, sacro quanto l’anello
episcopale, dalla quercia mater-
- na ormai reciso più non germo-
- glia a nova primavera, così l’ani-
-
ma tua, fatta
straniera alla
grazia di Dio, dal paradiso
ha recisa la santa comunione.
Il clero prorompe,
------ Dies irae ! Dies illa !
Tumultuosamente i
prelati, i cardinali, i vescovi
scendono dagli stalli si acco-
stano ai candelabri marmorei e
rovesciano a terra i ceri accesi
pronunciando i motti dell’ana-
- thema.
--------- Il gran delitto abbia l’
esacrazione dei credenti! ......
-------- Chiudetegli la casa del
Signore! .......... ----- Negategli
l’asilo. ----- All’interdetto, non
sian concessi i santi sacramenti..
.....-------- Gli sia negato il pane
quotidiano .............------ Gli sia
negato il tumulo cristiano .........
......------ Sia dato ai lupi!...........
--- Nel profondo inferno vivo
rientri ....... ----- Giù, nel fuoco
eterno, muoia sul seno della
meretrice..--- Aggrovigliato con
l’incantatrice ......
Barbaretto si
prostra a terra in atto di estremo
dolore,
------- Muovetevi a pietà del-
- l’infelice.
Il popolo si agita
diviso da sentimenti discordi.
------- Orrore, orrore ... ------ E’
bene condannato. ---- L’interdi-
- zione!.. ---- O Dio! Sarà scaccia-
- to...... come cane randagio ......
...----- Abbandonato, solo col
suo dolore ... ---- orrore ... orrore.
Lionello sollevando
il pastorale e rivolto al Papa,
-------- Questo santo segnaco-
- lo cristiano, quest’asta senza
- vita e, nelle mani dell’interdet-
- to, sacrilegio vano. Vicino al cero
che rischiara il mondo il giorno della
Pasqua dei cristiani si elevi,
arido stelo ed infecondo, qua-
- le voto del diacono perdu-
to fra le braccia di Venere Si-
-billa, divenuto con lei fiamma,
favilla!
Così dicendo Lionello
pianta il pastorale sur un can-
- delabro marmoreo rimasto
senza cero.
L’Eremita inveisce,
------ Cane lebbroso ...
------ Per divinazione, attra-
- verso quest’orrido infernale, un’
altra salvazione infin prevale:
esulta in libertà l’anima mia
conquistata la propria signoria
, svincolata su me trasfigurata.
-------- Sacrilego all’inferno!
-------- Così sia. Vedo il destino
mio senza paura vedo l’inferno
mio senza tortura, splende la
verità sulla malìa, la vita è
santa, la bellezza è pia. Io so-
no quì la vittima veggente at-
traverso la fede e la demenza
il rito sacro e l’opera fervente
fatto profeta. In me, rinnovella-
to, Sibilla è salva e sia la
rinascenza sull’altare di Dio.
Lionello scende lenta-
mente i gradini del presbiterio
e l’Eremita eccitando il popolo,
------ L’indemoniato e Sibilla
uccidete in una volta !
Lionello sfidandolo,
------ Io sono come colui, resu-
scitato, vivente e morto, in sé
fatto palese perché perduto
insieme e liberato.
Il clero esasperato,
------ Basta ..... ---- non più ...
----... Scacciatelo da chiesa !
----- Chiudetegli la gola! ........
----- Lapidatelo ......
Quando Lionello entra
nel cuor della folla, il suo spi-
rito suscita sentimenti multipli
e, sulla sua favola, pare sovrasti
un “giudizio di dio”. Barbaretto,
determinato a difenderlo, sfo-
dera la daga, fa largo fra il
popolo e fende le onde tu-
multuanti: Lionello passa come
portasse una misteriosa pro-
messa di redenzione. Le donne
lo guardano attonite mentre dal
la moltitudine si levano parole
discordi,
---- Scostatevi da lui. ---- Porta
sventura .... ----- E’ pazzo, inde-
moniato. ---- E’ l’anticristo........
Una madre stringe a sé
i figli,
----....... Non lo toccate con le
mani pure.
L’Eremita, furente, sol-
leva la logora croce che tiene
appesa alla cintura,
--- Uccidete Sibilla! ... Egli, l’o-
ossesso, la porta in petto dal
profondo abisso. In nome del
divino crocifisso uccidete il
vespaio, ....adesso, .. adesso ..
Lionello, incolume,
esce dalla Basilica.
Il Pontefice
rivolto al popolo, facendo i
tre segni di croce rituali impone
silenzio e pronuncia le parole
sacramentali,
--- Benedictio in nomine Dei
omnipotenti Patri, et filii, et
Spiritus Sancti.
Il popolo , come per
incanto , si calma si crucesigna
e risponde,
---- Amen.... ---- Amen, amen.
Le trombe d’argento
squillano, gli organi suonano e
le campane di tutta Roma rin-
toccano a festa.
La funzione, sostenuta
dalla musica sacra, continua, si
compie, muta celebrazione mi-
mica. Poi il Papa, fra il clangore
della musica trionfale, viene
innalzato sulla sedia gestato-
- ria ed incede benedicendo.
La processione con i
prelati, i cardinali, i famuli vuota
il presbiterio e, seguita dal
popolo, esce nell’atrio. Si sente
procedere per il quadriportico
fra le acclamazioni, lo squillare
delle trombe, lo scampanìo.
La chiesa rimane
deserta ed, intorno al ciborio, il
disordine rivela la scena tu-
multuosa avvenuta. Dai ceri ab-
battuti per la scomunica si leva-
no spire di fumo lunghe, serpenti-
ne : al di là del presbiterio la
luce della luna penetra nella
grande navata e descrive, nel-
l’aria grave d’incenzo, delle
strisce luminose. Il coro degli an-
gioli invisibili mormora,
---- Lauda Sion Salvatorem
lauda ducem et pastorem
in hymnis et canticis ....
Ma gli stessi spiri-
ti che abitano l’ipogeo di Si-
billa ondeggiano nella vetusta
basilica le cui colonne appar-
tennero al tempio di Venere.
------ Etereo lume della vita
schiuditi! Face d’amor purissi-
ma fra gli astri lucentissima ri-
surgi in tuo splendore e tra-
sfigurati. Venere madre, dia, ardi
redimiti!
Ad un tratto il pasto-
rale piantato da Lionello vi-
cino all’altare manda faville
di luce e fiorisce. Un fragor
sordo si leva dal suolo della
basilica al tetto e gli organi,
mossi da mani invisibili, suo-
nano. Intorno al fiore nim-
bato fremono, aleggiano gli
spiriti e gli angioli insieme,
---- Vaso spirituale e rosa
mistica.
---- Miracolo ... miracolo ...
L’eco attraverso
la selva delle colonne,
....... miracolo ......................
..................
Il coro degli angioli,
---- Quod non capis quod
non vides
Animosa firmat fides
Praeter rerum ordinem !
HORTI GALATEAE XXII IVNII |
MARGARITA * ARISTIDE
LIDIA ***
|
INDICE
Proemio a Lidia, Pag.
Attori , , ,
Atto primo , , ,
Atto secondo , , ,
Atto terzo , , ,
Atto quarto , , ,
opere
di Aristide Sartorio
favola mcmIv
mcmxvII
conversazioni d’arte mcmxxI
di prossima pubblicazione
favola
favola
poema
drammatico
Giulio Aristide
Sartorio
(Roma
1860 - 1932)
Apprende le prime nozioni di disegno dal nonno Girolamo e dal padre Raffaele, entrambi scultori. Studia le sculture classiche ai Musei Vaticani e comincia a dipingere dal vero nella campagna romana. Successivamente si avvicina alla maniera di dipingere di Fortuny, realizzando opere di più sicuro successo commerciale. Nel 1879 prende uno studio a Roma in via Borgognona e si reca a Napoli per conoscere Morelli. Nel 1882 esordisce come illustratore sulla Cronaca bizantina, la rivista diretta da Angelo Sommaruga, il quale, l'anno seguente, acquisterà Malaria, dipinto con il quale Sartorio si segnala all'attenzione della critica all'Esposizione Internazionale del 1883. Nel 1884 compie un viaggio a Parigi. Nel 1885 partecipa all'Esposizione Universale di
Anversa con i dipinti Malaria, Justinien e Théodore e Etude de femme. Realizza due testate per Cronaca bizantina e conosce D'Annunzio, per il cui libro, Isaotta Guttadauro, realizza quattro tavole. Il conte Giuseppe Primoli nel 1890 gli commissiona il trittico Le vergini savie e le vergini stolte. La sua attività d'illustratore prosegue intensamente durante l'intera carriera dell'artista.
Si reca a Torino per incontrare De Amicis per il quale illustra Cuore, edito da Treves. Nel 1890 comincia ad esporre alle mostre dell'Associazione In Arte Libertas e partecipa alla mostra degli Amatori e Cultori con il dipinto Veduta di Ninfa, acquistato dal Comune di Roma. La sua vasta produzione di dipinti e pastelli di paesaggio gli permette di essere presente a varie esposizioni. Nell'estate del 1893 soggiorna a Londra, Manchester e Liverpool, vedendo le opere dei paesaggisti inglesi e del Preraffaellismo. Nel 1896 viene chiamato alla Scuola d'Arte di Weimar come professore di Pittura dal Granduca Carlo Alessandro. Vi rimarrà tre anni. Nel periodo tedesco realizza numerosi studi di animali e paesaggi, portando inoltre a termine il grande dittico Diana d'Efeso e gli schiavi e la Gorgone e gli eroi, iniziato nel 1893 come un'unica grande tela e poi diviso in due parti. All'Esposizione Internazionale di Venezia del 1899 espone il dittico, acquistato dallo Stato (ora alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma) e il dipinto Le vergini savie e le vergini stolte, acquistato dal Comune di Roma. Nel 1904 è tra i fondatori dei XXV della Campagna romana. Nel 1905 pubblica il romanzo Romae Carrus Navalis. All'entrata in guerra dell'Italia parte volontario e viene fatto prigioniero dagli austriaci. Nel 1917 rientra dal fronte e pubblica presso Treves Tre novelle a perdita. In quell'anno partecipa alla mostra degli Amatori e Cultori, dove il Comune di Roma acquista la serie di xilografie Christus. Dal 1920 si dedica al cinema, realizzando il film Il mistero di Galatea. Nel 1926 espone negli Stati Uniti e nel 1929 viene nominato Accademico d'Italia.
Scheda Istituto Centrale per il Catalogo Unico
Indice SBN
Livello bibliografico: |
Monografia |
|
Tipo documento: |
Testo a stampa |
|
Autore: |
Sartorio, Giulio Aristide |
|
Titolo: |
Sibilla : poema drammatico in quattro atti / Aristide Sartorio |
|
Pubblicazione: |
Milano : L'eroica, stampa 1922 |
|
Descrizione fisica: |
219 p. : ill. ; 32 cm. |
|
Note Generali: |
Ed. di 1333 esempl. num. |
|
Nomi: |
||
Classificazione: |
852.912 - LETTERATURA DRAMMATICA ITALIANA,1900-1945 |
|
Paese di pubblicazione: |
IT |
|
Lingua di pubblicazione: |
ita |
|
Localizzazioni: |
FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI |
|
MI0162 - Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano - MI |
|
|
NA0079 - Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III - Napoli - NA |
|
|
PA0064 - Biblioteca centrale della Regione siciliana - Palermo - PA |
|
|
RM0214 - Biblioteca della Soprintendenza speciale alla Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea - Roma - RM |
|
|
TO0240 - Biblioteca civica centrale - Torino - TO |
|
|
VA0059 - Biblioteca civica Luigi Majno - Gallarate - VA |
|
|
Codice identificativo: |
IT\ICCU\LO1\0469496 |
|
Sibilla
: poema drammatico in quattro atti / Aristide Sartorio. - Milano : L'eroica,
stampa 1922.
-
219
p. : ill. incis. ; 32 cm. (Ed. di 1333 esempl. num.) –
1) (MI)- Biblioteca comunale di Milano
Condizioni di prestito:
consultazione
Serie e inventario:
108003
Collocazione:
TEA.S TEA.10
Data collocazione:
10.03.1999
Precisazioni dell'inventario:
1 v. - Esempl. n. 924. - Dedica autogr. dell\'A.
Consistenza:
1 v
2) (MI)- Biblioteca comunale di Milano
Condizioni di prestito:
consultazione
Serie e inventario:
217536
Collocazione:
TEA.S TEA.10.-1
Data collocazione:
10.03.1999
Precisazioni dell'inventario:
1 v. - Esempl. n. 1120
Consistenza:
1 v
3) (VA)- Biblioteca civica
L.Majno di Gallarate
Condizioni di prestito:
nessun vincolo
Serie e inventario:
35755
Collocazione:
LIBRI.G.190
Data collocazione:
30.10.2001
Precisazioni dell'inventario:
1 v.
Consistenza:
1 v.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Giulio Aristide Sartorio "Sibilla", poema drammatico i quattro atti, Milano ediz. L'Eroica,
1922. In-4° grande; 219-[11] pp., I f.b., 219 incisioni su zinco (di cui 70 a piena pagina).
Legatura editoriale in cartone, con illustrazione sul piatto anteriore.
Questo libro è uno dei
capolavori della grafica italiana del novecento.
Questa magnifica edizione, pubblicata in soli 1.333 es. numerati e firmati dall'artista e
dall'editore Ettore Cozzani ed interamente incisa su zinco, costituisce il più importante
contributo di Sartorio all'arte del libro. Le belle illustrazioni, i fregi ornamentali e i caratteri
tipografici furono concepiti e realizzati nell'arco di circa dieci anni da Sartorio che iniziò a
preparare le lastre di zinco nel 1912. Il libro richiese all'artista ben quattro anni di lavoro.
"Una parte ebbe una prima pubblicazione sulla rivista L'Eroica (negli anni 1913-14) dove
Cozzani spiega la tecnica adottata dall'artista per eseguire le tavole, incise su zinco anziché
su legno, ma col sistema dell'incisione in rilievo con effetto xilografico", applicando
dell'acido nelle parti dove non desiderava che si depositasse l'inchiostro (E. Bardazzi, Le
ricerche del 'Bianco e Nero', p. 133). Finita l'impressione tutto il materiale tipografico
venne distrutto.
Giulio Aristide Sartorio - pittore, scultore, scrittore, illustratore e fotografo - (Roma,
1860-1930) trascorse lunghi periodi a Weimar, Parigi e Londra; fu attratto dai preraffaelliti,
aderì al gruppo "In Arte Libertas" e fu tra i fondatori dei Venticinque della "Campagna
Romana".
Aristide Sartorio è famoso anche perché ha eseguito il vasto fregio pittorico all'interno
dell'Aula di Palazzo Montecitorio
dedicato alla storia del popolo e della civiltà italiana. Nel
1989 è stato pubblicato dall'editore Franco Maria Ricci, per conto della Camera dei
Deputati, il libro "Giulio Aristide Sartorio - Figura e decorazione"
ICCU
Istituto Centrale per il Catalogo Unico
delle Biblioteche Italiane e per le
Informazioni Bibliografiche
Indice SBN
Opere di Giulio Aristide Sartorio
(1/49)
[Monografia] - G A. Sartorio : mostra di cento dipinti, acquarelli, pastelli, disegni : 15 febbraio-3 marzo 1969 - Milano - c1969 (IT\ICCU\MIL\0570991)
(2/49)
[Monografia] - 6 / con prefazione di Antonio Cippico... e lettera autografa del pittore Giulio Aristide Sartorio - Bologna - 1927 (IT\ICCU\NAP\0251527)
(3/49)
[Monografia] - Mostra di Giulio Aristide Sartorio <1961 ;
Roma> - Mostra di Giulio Aristide Sartorio, 1860-1932 : nel centenario della
nascita :(Roma), Palazzo Braschi , marzo-aprile 1961 - S.l.Roma - 1961? (IT\ICCU\RMR\0005257)
(4/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - Aristide Sartorio - Roma - 1909 (IT\ICCU\TO0\0639750)
(5/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - O tu uccidi
l'insidia o resti ucciso / Giulio Aristite Sartorio. [S.n.t.] (IT\ICCU\RAV\1156552)
(6/49)
[Monografia] - Mostra di Giulio Aristide Sartorio <1961 ; Roma> - Mostra di Giulio Aristide Sartorio (1860-1931) nel centenario della nascita : palazzo Braschi, marzo-aprile 1961 - Roma - 1961 (IT\ICCU\SBL\0523835)
(7/49)
[Monografia] - Giulio Aristide Sartorio - Milano - 1974 (IT\ICCU\NAP\0168625)
(8/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - Giulio Aristide Sartorio peintre animalier / cinquante planches avec introduction par Louis Serra - Turin - 1914 (IT\ICCU\PAL\0039971)
(9/49)
[Monografia] - De Amicis, Edmondo - Cuore : libro per i ragazzi / Edmondo De Amicis ; di A. Ferraguti, E. Nardi e A. G. Sartorio - Milano - 1892 (IT\ICCU\TO0\1175379)
(10/49)
[Monografia] - Giulio Aristide Sartorio : 1860-1932 : Roma, Palazzo Carpegna 13 maggio-20 giugno 1980 / scritti di Fortunato Bellonzi ... [et al.] ; schede a cura di Angela Cipriani - Roma - 1980 (IT\ICCU\PAL\0073075)
(11/49)
[Monografia] - De Amicis, Edmondo - Cuore : libro per ragazzi / Edmondo De Amicis ; introduzione di Giorgio Pasquali ; premessa al testo e note di Ettore Barelli ; illustrazioni di A. Ferraguti, E. Nardi - Milano - 1978 (IT\ICCU\RAV\0188511)
(12/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - Il ciborio di Adeodato in San Giovanni in Laterano / G. A. Sartorio - [S.l. - 1921 (IT\ICCU\RML\0095999)
(13/49)
[Monografia] - Cipriani, Angela - Sartorio / Angela Cipriani - Roma - W0 1-1978 (IT\ICCU\SBL\0331426)
(14/49)
[Monografia] - Un fregio di Giulio Aristide Sartorio : Galleria dell'emporio floreale, Roma - [S. l. - 1974?] (IT\ICCU\LIA\0128634)
(15/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - S. Flaviano a Montefiascone / Aristide Sartorio - Roma - 1915 (IT\ICCU\RMR\0000346)
(16/49)
[Monografia] - Giulio Aristide Sartorio : immagini dell'Agro pontino / a cura di Fausta Cataldi Villari - Roma - 1987 (IT\ICCU\RMS\0070667)
(17/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - Flores et humus : conversazioni d'arte / Aristide Sartorio - Citta di Castello - 1922 (IT\ICCU\RLZ\0109253)
(18/49)
[Monografia] - Ratta, Cesare - Gli adornatori del libro in Italia : Raccolta di xilografie, acquaforti, litografie, carboncini, acquarelli, bianco e nero ecc. Vol. VI, con prefazione di A. Cippico e - Bologna - 1927 (IT\ICCU\CUB\0535677)
(19/49)
[Monografia] - Moreau-Vauthier, Charles - La pittura : i diversi processi, le malattie dei colori, i quadri falsi / Ch. Moreau-Vauthier, Ugo Ojetti ; con prefazione di G. A. Sartorio - Bergamo - 1913 (IT\ICCU\NAP\0101698)
(20/49)
[Monografia] - Giulio Aristide Sartorio : Autunno 1971 - [S.
l.Torino - 1971?] (IT\ICCU\NAP\0105493)
(21/49)
[Monografia] - D'Annunzio, Gabriele - L' innocente / G. D'Annunzio ; con disegno di G. A. Sartorio - Napoli - 1892 (IT\ICCU\TO0\0633444)
(22/49)
[Monografia] - Mostra delle opere di Giulio Aristide Sartorio : raccolte da Marga Seville Sartorio : [Milano], novembre 1934-13. (Galleria Dedalo) - Milano - Anonima Per L'ar (IT\ICCU\CUB\0472524)
(23/49)
[Monografia] - Mostra delle pitture di Giulio Aristide Sartorio nella Regia Galleria Borghese : 9 marzo-24 aprile 1933 / [con studio introduttivo di Achille Bertini Calosso] - Roma - 1933 (IT\ICCU\CUB\0472526)
(24/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - Tre novelle a perdita - Milano - 1917 (IT\ICCU\CUB\0582059)
(25/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - I marmorari Romani nella Chiesa di westminster abbey - Roma - 1896 (IT\ICCU\CUB\0582064)
(26/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - Ipso de corde latii - Milano - 1915 (IT\ICCU\CUB\0582065)
(27/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - Romae carrus navalis : favola contemporanea - Milano - 1905 (IT\ICCU\CUB\0582078)
(28/49)
[Monografia] - Mostra delle pitture di Giulio Aristide Sartorio nella Regia Galleria Borghese <1933 ; Roma> - Mostra delle pitture di Giulio Aristide Sartorio nella regia Galleria Borghese : Roma], 9 marzo-24 aprile 1933-11 - Roma - 1933 (IT\ICCU\PAL\0004141)
(29/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - Sul valore economico delle belle arti in Italia / Aristide Sartorio - Roma - 1913 (IT\ICCU\VEA\0032914)
(30/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - Romae carrus navalis : favola contemporanes / Giulio Aristide Sartorio - Milano - stampa 1907 (IT\ICCU\AQ1\0050626)
(31/49)
[Monografia] - Mostra personale Giulio aristide Sartorio, accademico d'Italia : Catalogo - Livorno - 1930 (IT\ICCU\CUB\0472752)
(32/49)
[Monografia] - De Amicis, Edmondo - Cuore : libro per i ragazzi / Edmondo De Amicis ; introduzione di Giorgio Pasquali ; premessa al testo e note di Ettore Barelli ; illustrazioni di A. Ferraguti, E. Nard - Milano - 1978 (IT\ICCU\MOD\0325280)
(33/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - Flores et humus : conversazioni d'arte / Aristide Sartorio - Citta di Castello - 1922 (IT\ICCU\RMS\0092535)
(34/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - The Gallery of St. Luke / Aristide Sartorio - Rome - 1911 (IT\ICCU\RMS\0126827)
(35/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - L' abbazia cistercense delle tre fontane / Aristide Sartorio - Roma - 1913 (IT\ICCU\UFI\0020417)
(36/49)
[Monografia] - Galleria di S. Luca / Aristide Sartorio - Roma - 1910 (IT\ICCU\BRI\0102697)
(37/49)
[Monografia] - Giulio Aristide Sartorio: immagini dell'Agro Pontino / a cura di Fausta Cataldi Villari - Roma - 1989 (IT\ICCU\CFI\0107994)
(38/49)
[Monografia] - Giulio Aristide Sartorio: figura e decorazione : Roma, Palazzo di Montecitorio, Sala della Regina, 2 febbraio-11 marzo 1989 / a cura di Bruno Mantura e Anna Maria Damig - Milano - [1989] (IT\ICCU\CFI\0108003)
(39/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - Di Tiepolo e
sull'arte decorativa / G. A. Sartorio - [S.l. - 1896?] (IT\ICCU\UBO\1544845)
(40/49)
[Monografia] - De Amicis, Edmondo - Cuore : libro per i ragazzi / Edmondo De Amicis - Milano - 1907 (IT\ICCU\TO0\1156403)
(41/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - Giulio Aristide Sartorio : opere dal 1890 al 1928 - Torino - 1983 (IT\ICCU\FER\0147218)
(42/49)
[Monografia] - Mostra personale di Aristide Sartorio <1921 ; Milano> - Mostra personale di Aristide Sartorio : gennaio-febbraio 1921 - Milano - 1921 (IT\ICCU\LO1\0469489)
(43/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - Per l'avvenire dell'arte italiana nell'America latina / Aristide Sartorio - Roma - 1924 (IT\ICCU\LO1\0469492)
(44/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - Sibilla : poema drammatico in quattro atti / Aristide Sartorio - Milano - stampa 1922 (IT\ICCU\LO1\0469496)
(45/49)
[Monografia] - Sartorio, Giulio Aristide - Esposizione di Milano, 1906 : sala del Lazio / fregio decorativo di G. A. Sartorio - Roma - 1906 (IT\ICCU\LO1\0469501)
(46/49)
[Monografia] - Mostra degli studi e dei quadri eseguiti da
G. A. Sartorio alla fronte italiana : Teatro alla Scala, febbraio 1918 - Milano
- [1918?] (IT\ICCU\RAV\0262561)
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[Monografia] - De Amicis, Edmondo - Cuore : libro per ragazzi / Edmondo De Amicis ; con disegni di A. Ferraguti, E. Nardi e A. G. Sartorio - Milano Roma - stampa 1932 (IT\ICCU\TO0\0713335)
(48/49)
[Monografia] - Giulio Aristide Sartorio: impressioni di guerra (1917-1918) / a cura di Renato Miracco - Roma - c2002 (IT\ICCU\VEA\0154072)
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[Monografia] - Giulio Aristide Sartorio : impressioni di guerra (1917-1918) / a cura di Renato Miracco - Roma - [2002] (IT\ICCU\RML\0116531)